Leggi tanto, imparerai a scrivere buone sentenze
Chi opera nel campo del diritto, come avvocato, come giudice, come legale d'azienda, deve saper scrivere bene. L'avvocato deve essere bravo a narrare i fatti di causa in maniera limpida e persuasiva e a esporre le ragioni di diritto con logica stringente. Il giudice deve stendere la sentenza in modo chiaro e convincente. Il legale d'azienda deve saper predisporre, per il presidente o per l'amministratore delegato o per il capoufficio, un rapporto sintetico e illuminante. Per imparare a scrivere bene non basta studiare i manuali di diritto, occorre bensì dedicare molto tempo alle buone letture. E qui il mio consiglio è semplice: lasciar perdere tutto quel sottobosco letterario di cui parlano le pagine culturali dei quotidiani, ignorare il best seller dell'ultima scrittrice newyorkese oppure del sudamericano alla moda. Guai a cedere alle tentazioni, alle lusinghe, alle seduzioni dei vari premi Strega, Campiello, Pulitzer! Anche i Nobel non meritano di essere letti, se si pensa che vertici come Proust, Yourcenar o Borges ne sono stati esclusi! Non fatevi trarre in inganno, non cadete nella trappola del consumismo letterario! Il mio consiglio, dicevo, è semplice: affidatevi alla grande poesia; abbandonatevi, senza mezzi termini, senza cadute, senza scivoloni, soltanto alla letteratura immortale.
Per la poesia (che abbia a che fare con il diritto) vi consiglio l'Iliade (per il diritto internazionale e i diritti personalissimi), l'Antigone di Sofocle (per il conflitto tra diritto positivo e "diritto naturale"), le Eumenidi di Eschilo (per il passaggio dalla vendetta privata al processo). Tutta l'opera di Shakespeare è ricchissima di profili giuridici che vanno dal cavillo contrattuale al diritto successorio al diritto penale (Il mercante di Venezia, Giulio Cesare, Macbeth, Tempesta, ecc.). Se uno fosse interessato al diritto cavalleresco legga le pagine memorabili del Don Chisciotte (e chi volesse interessarsi a un caso sottile di conflitto tra diritto cavalleresco e diritto comune potrebbe trarre profitto dalla lettura de Il principe dei musici). Per chi ama la filosofia, lasci stare i pensatori che scrivono in maniera astrusa e contorta: legga invece la prosa luminosa di Platone, di Sant'Agostino, di Schopenhauer. Legga Cicerone.Quando poi uno si è fatto le ossa e ha imparato a usare la penna, allora può leggere di tutto e di più. Non solo gli autori che scrivono in modo divino (Flaubert, Tolstoj, Calvino), ma anche, perché no, Simenon, Salgari e Topolino.