L'ecosistema mondiale di Valentina Scanziani
Oltre a dedicarsi all'azienda di famiglia che opera nel settore chimico, Valentina Scanziani ha cercato il modo «di cambiare il mondo, spinta dalla volontà di restituzione e dal rifiuto delle disuguaglianze». È un desiderio nato praticando volontariato, studiando economia dei paesi in via di sviluppo in Bocconi e durante una internship all'Unctad di Ginevra. Alla fine di modi ne ha trovati due. È co-fondatrice di Stella Onlus, associazione non profit che sostiene progetti umanitari in Togo, e fa parte di Ashoka Support Network, una rete di 350 persone in 22 paesi che offrono supporto economico e professionale a imprenditori sociali aiutandoli a massimizzare l'impatto della loro attività.
Nata negli Stati Uniti nel 1980, valutata da Ngo Advisor come la sesta ong più influente al mondo, Ashoka promuove e sostiene soluzioni innovative a problemi sociali urgenti. «È un modello efficace perché fondato sulle sinergie create da un ecosistema multistakeholder ricco di competenze e visioni di imprenditori sociali, aziende, scuole, individui, università, media. Tali soggetti non operano in un'ottica settoriale con obiettivi a volte incompatibili fra loro, ma realizzano alleanze e definiscono strategie, accomunati dall'obiettivo di creare impatto positivo e di ampliarlo su più larga scala, fino ad arrivare a modificare interi sistemi». Scanziani è convinta che si debba trovare un linguaggio comune e processi condivisi fra i mondi profit e non profit. L'abbattimento del muro che li separa può essere di mutuo beneficio: «L'imprenditoria può dare al terzo settore le competenze manageriali. E l'impresa sociale può infondere nel profit entusiasmo, etica, attenzione alle problematiche ambientali, sociali, educative». L'altro tema caldo è la valutazione dell'impatto sociale. «A volte c'è la percezione di fare la cosa giusta, ma è sempre opportuno chiedersi: in che misura? E come posso migliorare?».