Le liberalizzazioni viste dai giuristi
Ribattezzato dallo stesso presidente del Consiglio decreto 'Cresci Italia', il documento che dà il là alle liberalizzazioni (nel testo approvato in Senato), contiene, tra le altre, alcune norme che riguardano il settore dell'energia. Tra queste, l'articolo 15 è dedicato alla separazione proprietaria tra infrastrutture e gestione del gas, ovvero tra Eni e Snam. "Questa è una di quelle norme che possono realmente segnare una svolta fondamentale nella direzione della concorrenza", ha sottolineato ieri Eugenio Bruti Liberati (Università Piemonte Orientale) nella sua relazione durante 'Mercati e liberalizzazioni', il convegno organizzato in Bocconi per fare il punto, sul versante giuridico, circa le recenti disposizioni in materia di liberalizzazioni.
Bruti Liberati ha analizzato nel dettaglio la disposizione, sottolineando come "se si vuole realmente aprire alla concorrenza, servono misure asimmetriche che riducano il potere dell'incumbent, l'azienda dominante del mercato. Altrimenti, il livello dei prezzi non scende e allora bisogna intervenire in modo dirigistico". Non ha mancato però di segnalare come il testo del Senato "sollevi tuttavia alcuni dubbi di legittimità là dove estende la separazione proprietaria anche alla distribuzione del gas". Del settore dell'energia ha discusso anche Elena Quadri (Tar Lombardia e consigliere giuridico presso l'Autorità per l'energia elettrica e il gas), che ha ricordato come "in teoria, nei servizi pubblici energetici la liberalizzazione del settore dovrebbe essere avvenuta da anni". Nella pratica, però non si è realizzata vera concorrenza, cioè "non vi è stato beneficio reale per gli utenti finali". Riguardo al Cresci Italia: "Sembra idoneo a risolvere questioni tra le quali quella del prezzo per gli utenti vulnerabili, ovvero coloro che non sono a conoscenza delle condizioni del mercato. Utenti che con la liberalizzazione è necessario tutelare (si pensi alla pratica della stipula di contratti non richiesti)". L'incontro di ieri dei giuristi ha valutato però tutto il processo, con i vari decreti messi a punto dallo scorso agosto ma anche con i documenti del passato, che sta indirizzando il paese sulla via delle liberalizzazioni e delle semplificazioni. A questo proposito, Margherita Ramajoli (Università Bicocca), spiegando il fine della deregolamentazione di alcuni settori del Cresci Italia, ha ricordato come "ci avesse provato nel 2006 anche il decreto Bersani, che non aveva dato buona prova a causa di una disciplina restrittiva da parte delle regioni". Perché le disposizioni in materia siano efficaci, infatti, "serve che comuni e regioni cooperino con lo stato". Gli "scarsi risultati del passato dei modelli di liberalizzazione e semplificazione" sono stati sottolineati anche da Walter Giulietti (Università dell'Aquila), il quale ha evidenziato la tendenza anche dei decreti più recenti, quelli del 2011, "a contenere molte norme manifesto che poi non sono passate all'atto, ossia alla revisione dei controlli". "Una buona liberalizzazione", ha aggiunto poi riguardo alla perdita di certezza all'interno del sistema giuridico dovuta all'accumularsi di norme spesso contraddittorie, "è quella che parte dall'analisi dei controlli nei vari settori per poi abolirli o usare sistemi diversi, ma senza creare instabilità nel quadro normativo". Monica Delsignore (Università Statale) ha spiegato la logica del sistema di contingentamento che sta dietro il numero di farmacie sul territorio e il ruolo dei comuni. Questi ultimi propongono, in occasione della revisione biennale della pianta organica che stabilisce il numero delle farmacie, la creazione di nuovi esercizi e dispongono di un diritto di prelazione nella loro gestione. "Emerge la necessità di cooperazione tra stato, regioni e comuni nella deregolamentazione del settore", ha ribadito, "e il comune deve operare nella direzione della liberalizzazione, ossia esercitando poco il proprio diritto di prelazione". Delsignore ha inoltre chiarito, a proposito dei taxi, come "in sede di conversione del decreto, il potere assegnato all'autorità dei trasporti sia stato ridimensionato. Ciò che adesso è previsto è solo un parere non vincolante per il comune (che programma il numero dei taxi), sebbene si riconosca all'autorità la possibilità di ricorrere al Tar del Lazio, là dove il numero dei mezzi non sia giudicato adeguato al soddisfacimento della domanda". Sulla semplificazione nella pubblica amministrazione si è espresso Massimo Occhiena, associato di diritto amministrativo in Bocconi, il quale ha parlato delle norme del recente decreto che riguardano il passaggio di informazioni con la comunicazione telematica all'interno delle pubbliche amministrazioni: "Quando si parla di semplificazione", ha detto, "si parla più che altro di difficoltà di semplificare. Già nel 1968 si stabiliva che la p.a. dovesse acquisire tutti i dati in proprio possesso e poi nel 1990 si ripete di dare applicazione a quella norma. Oggi il legislatore ci dice la stessa cosa". "Non basta dire semplifichiamo", ha aggiunto, "ma è necessario investire nella semplificazione".