Le donne oltre la trappola dell’assistenza
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Nancy Folbre
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L'Unicef, nel rapporto La condizione dell'infanzia nel mondo 2007, ha denunciato il fatto che la disuguaglianza tra uomini e donne si ripercuote sulla ricchezza delle famiglie e persino sulla salute dei bambini.
Questa analisi non stupirebbe Nancy Folbre, economista dell'Università del Massachusetts, che pubblica in questi giorni Il cuore invisibile. La donna, la società, l'impresa (Egea, 2006, 287 pagine, 19 euro). "La mano invisibile rappresenta le forze della domanda e dell'offerta nei mercati competitivi", giustifica il titolo del libro. "Il cuore invisibile rappresenta i valori familiari dell'amore, della responsabilità e della reciprocità. L'unica strada per riuscire a equilibrarli è trovare i modi giusti per ricompensare quanti si occupano degli altri".
Il valore del lavoro di assistenza, nel quale sono storicamente specializzate le donne, è sistematicamente sottostimato, eppure si tratta di un lavoro fondamentale per la riproduzione della società. All'assistenza ai figli e agli anziani, fornita tradizionalmente dalle casalinghe, veniva attribuito un valore sostanzialmente nullo. Oggi che in tutto il mondo occidentale la vita si allunga e sono cresciute le pressioni economiche verso un doppio salario familiare, tale assistenza è retribuita come il meno specializzato dei lavori, ma comincia a diffondersi la consapevolezza del suo valore.
Questa specializzazione, però, continua a rivelarsi una trappola per le donne. L'assistenza (dei bambini, degli infermi, degli anziani) deve costare alle famiglie che decidano di affidarla all'esterno meno di quanto va a guadagnare chi abbandona questi compiti. I lavori di assistenza devono, perciò, essere poco retribuiti ed è proprio in questi che le donne sono sovrarappresentate, in virtù di una specializzazione acquisita in famiglia (ma non naturale, sostiene Folbre in polemica con i conservatori americani).
Il femminismo ha cercato di uscire da questa situazione in due modi: rivendicando il diritto delle donne di comportarsi in modo più maschile e di competere con gli uomini (femminismo liberale) o propugnando regole che spingano gli uomini ad assumersi responsabilità tradizionalmente ritenute femminili (femminismo progressista). Il risultato di questa seconda impostazione, quella largamente preferita da Folbre, sarebbe una condivisione dell'assistenza, più razionale della situazione attuale in termini di qualità della vita. Per rendersene conto, però, si deve abbandonare l'abitudine degli economisti di misurare il benessere in semplici termini di pil. Folbre preferisce un indice di sviluppo umano che, tenendo conto della crescita del capitale umano, valorizzi in modo adeguato il lavoro di assistenza.
Ovunque nel mondo, secondo Folbre, si stanno destabilizzando "quei legami patriarcali tradizionali che avevano garantito un'assistenza a costi relativamente bassi". E "una costante richiesta di fondamentalismo religioso su scala mondiale corrisponde a ristabilire le regole che limitano il diritto delle donne di sottrarsi dal prestare assistenza", scrive l'economista americana, trovando un minimo comune denominatore all'estremismo islamico e al movimento antiabortista americano.
Folbre, da buona economista e con un taglio esplicitamente progressista, è prodiga di analisi e di proposte di politiche che favorirebbero una maggiore condivisione dell'assistenza, toccando temi come la riforma dello stato sociale, il finanziamento dell'istruzione, la tassazione progressiva, tanto che il Nobel Amartya Sen ha scritto: "È una vera fortuna che Nancy Folbre abbia dedicato al sua intelligenza e originalità all'economia dell'assistenza, un campo davvero troppo trascurato".