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L'arte sceglie l'amicizia quale senso del proprio agire

, di Susanna Della Vedova
Lunedi' 11 maggio, alle ore 18, inaugurazione della mostra del fotografo e pittore Karl Evver. Presso la sala ristorante di via Sarfatti 25 sino al 19 giugno

Karl Evver, fotografo e pittore, ha debuttato del 1987 con una mostra personale Forme e reliquie dell'urlo. Da allora è andato avanti con un inconsueto coesistere di rilassatezza e estremismo per le due vie nelle quali si estrinseca la sua vocazione: la pittura, sempre meno schiava di lussi e estetismi, e la fotografia sempre più aderente a un dubbio radicale sull'identità e sulla razionalità.

In Bocconi, lunedì 11 maggio, ore 18, sarà inaugurata la sua nuova mostra "Diogeni Laertii Vitis ac Moribus Addenda" concepita per dimostrare come l'arte possa scegliere l'amicizia quale senso del proprio agire, anziché uno dei tanti gelidi nichilismi dei quali si compiace la sperimentazione contemporanea.

Le sette immagini fotografiche, risalenti al 2009, e il ritratto pittorico, eseguito nel 2015, sono dedicati a un giovane filosofo lombardo dalla vita assai travagliata. Non sono la celebrazione di un glorioso tragitto accademico, non sono l'esaltazione retorica della fama intellettuale, sono piuttosto l'ostinato testimoniare di quanto sia effimero, entusiasmante e transitorio l'affannarsi di un singolo uomo, di una singola testa intorno alle cause delle cose.

Dei tanti, fecondissimi mesi di ragionamenti, voli e risate della frequentazione di Evver con l'amico filosofo sono rimasti solo questi incerti bagliori. In tal senso, il riferimento a Diogene Laerzio nel titolo della mostra appare essere non già la gratuita evocazione di un nome antico, ma l'ammissione di come queste opere possano essere lette legittimamente come l'opportuna, amorevole aggiunta di un'altra avventura della mente alle tante di cui diede conto il grande biografo romano.

Sala ristorante, via Sarfatti 25
Da lunedì a sabato ore 9-12
Ingresso libero