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La strategia per attirare a Milano giovani talenti internazionali

, di Benedetta Ciotto
Premiati i 7 studenti Bocconi che l'hanno elaborata nel corso dell'Hackathon di Citi Ventures e YesMilano. Un esempio di come aziende, universita' e istituzioni possono creare ottime sinergie per risolvere problemi globali

Quattro ore per elaborare una strategia innovativa per rendere Milano una città attrattiva per i giovani talenti internazionali con in palio un viaggio a Tel Aviv per visitare l'Innovation hub di Citi. A organizzare l'hackathon, cui hanno partecipato oltre 100 tra studenti della Bocconi e del Politecnico, Citi ventures e YesMilano. Il primo posto se l'è aggiudicato un gruppo composto da 7 studenti Bocconi, 6 dei quali iscritti al Bachelor in International Politics and Government, Filippo Bandini, Zakaria Bekkali, Angelica Bozzi, Mirko Comerlati, Paul-Emile Duroux, Chiara Gilardi, Maria Vittoria Venezia, e uno studente del Politecnico, Krunal Gajera.

Il compito dei partecipanti è stato quello di proporre idee utili non solo ad attrarre a Milano talenti dall'estero, ma anche a far sì che questi decidano di restare in città. Il gruppo vincitore ha proposto la creazione di un "MiHub", un edificio suddiviso in quattro aree. Una libreria/caffetteria per permettere agli studenti internazionali non solo di avere un luogo in cui studiare, ma anche in cui incontrare e socializzare con persone che condividono la loro esperienza; un info point dove ricevere assistenza per questioni burocratiche; uno spazio dedicato a corsi di lingua italiana; un'area dedicata al settore lavoro dove le aziende che finanziano l'hub possono organizzare presentazioni e recruitment session.

"Quest'ultima proposta aiuta ad abbattere uno dei problemi che ostacola la permanenza di talenti internazionali nella nostra città: la barriera linguistica", spiega Zakaria, studente. "Da un lato gli studenti internazionali sarebbero incentivati ad imparare l'italiano, dall'altro le aziende avrebbero modo di reclutare talenti senza preoccuparsi della loro scarsa padronanza della lingua, spesso oggi ancora indispensabile per lavorare in molte aziende italiane. Un effetto però a lungo termine sarebbe l'incremento delle assunzioni tra i talenti internazionali, che porterebbe non solo a vederli restare, ma anche alla costruzione di ecosistemi aziendali via via sempre più internazionali dove quindi la conoscenza della lingua italiana non sarebbe più strettamente necessaria".

"L'elaborazione di strategie di problem solving insieme alle università è esattamente ciò che si prefigge il nostro programma Cupid – Citi University partnerships in innovation and discovery", spiega Vanessa Colella, Chief innovation officer di Citi e Head of Citi Ventures. "Questo hackathon è stato un grande esempio di come aziende, università e istituzioni possono creare ottime sinergie finalizzate alla risoluzione di sfide globali concrete e complesse".