La giustizia non e' uguale per tutti
La nostra è una giustizia lenta e inefficiente: secondo una stima della European commission for the efficiency of justice (Cepej) "nel 2006 la media della durata dei procedimenti civili era di 507 giorni in primo grado, rispetto ai 262 della Francia. Da dati del ministero della Giustizia, poi, nel 2009 tale durata è salita a 985 giorni. Una differenza che deriva da metodi di stima diversi, quindi non del tutto attendibile, ma che colloca il nostro ordinamento in una situazione di irragionevole durata del processo civile". A spiegarlo è Alberto Alessandri, ordinario di diritto penale in Bocconi, che aprirà l'ultima conversazione di Economia e società aperta 2010 sul tema della giustizia, che si terrà lunedì 17 maggio alle 17,30 presso l'Aula magna Bocconi di via Gobbi 5. All'incontro, moderato da Luigi Ferrarella (Corriere della Sera), parteciperanno Luciano Violante, ordinario di diritto e procedura penale all'Università di Camerino e presidente della Camera dei Deputati dal 1996 e il 2001, e Romano Vaccarella, giudice della Corte costituzionale tra il 2002 e il 2007.
Dai dati del ministero, nel 2009 per amministrare la giustizia "sono stati impiegati 7.325,17 milioni di euro per le spese correnti e 235,7 in conto capitale, pari 1,4% del bilancio dello stato", riprende Alessandri. "Per un primo confronto dobbiamo risalire al 2008, nel quale la somma era di 4.088 milioni, rispetto agli 8.731 della Germania, i 6.000 della Gran Bretagna e i 3.350 della Francia". Per quanto riguarda i giudici togati, secondo la Cepej, nel 2006 in Italia essi erano 11 ogni 100 mila abitanti, "dati confrontabili, ma con difficoltà, con quelli di Germania (24,5/100.000) e Francia (11,9/100.000 abitanti). Per quanto riguarda il 2009, invece, la relazione del ministro della Giustizia parla di 9.080 giudici togati". Alcuni altri dati, possono contribuire a dipingere un quadro della situazione della nostra giustizia, ma con l'accortezza, sottolinea Alessandri, di tenere ben presente che "i dati che riguardano tale settore sono pochi e scarsamente affidabili". Per esempio, i procedimenti in corso: "Per quelli civili", spiega il docente Bocconi, "la Cepej nel 2006 ne stimava quasi 3,7 milioni pendenti in primo grado, contro i 544 mila della Germania e gli 1,16 milioni della Francia. Secondo i dati ministeriali per il 2009, invece, tale numero è di oltre 5,6 milioni, mentre sono più di 3,2 milioni i processi penali ancora pendenti alla fine dello scorso anno". Nonostante le stime, tuttavia, rimane una sostanziale scarsità di informazione sulla reale durata dei processi: "Può apparire sorprendente", continua Alessandri, "ma non si dispone di un'attendibile valutazione dei tempi del processo penale. Circolano valutazioni di varia natura o rilevazioni del tutto indirette (come il numero di procedimenti per irragionevole durata del processo), ma niente di più. È segno di un sostanziale disinteresse al tema, utilizzato solo demagogicamente". Diversi i punti critici nel sistema, secondo il docente della Bocconi. Oltre alla durata dei procedimenti, "l'eccessiva quantità e la pessima qualità della legislazione (si stimano 21 mila leggi in Italia, rispetto alle 9.700 francesi e 4.500 tedesche), alto numero di processi penali rispetto ad altri paesi, numero abnorme degli avvocati e irrazionalità del numero delle circoscrizioni giudiziarie". Ma anche la pubblica amministrazione ci mette del suo: le sue inefficienze infatti, "si ripercuotono su quelle della giustizia". A pesare sul sistema, poi è "l'enorme effetto distorsivo della criminalità organizzata e della corruzione diffusa e in crescita nel paese", conclude Alessandri.