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La corporate governance per i più piccoli

, di Fabio Todesco
La piccola impresa familiare deve sapersi strutturare al meglio per assicurarsi continuità nel tempo ed essere attrattiva per i capitali privati, necessari alla sua crescita. Il catalano Josep Albet spiega come si fa
Josep Albet
Guida pratica alla corporate governance
Egea, Milano, 2006
248 pagine, 20 euro

Un libro di management tradotto da una lingua diversa dall'inglese è un piccolo caso per il mondo editoriale italiano. Se, poi, la lingua è il catalano la pubblicazione deve essere dettata da motivazioni importanti.

La prevalenza della piccola impresa familiare che caratterizza le economie italiana, spagnola e portoghese configura un modello mediterraneo, distante da quello anglosassone, che rende adatto al pubblico italiano la Guida pratica alla corporate governance di Josep Albet (Egea, Milano, 2006, 248 pagine, 20 euro). Il volume ha un taglio pratico, diretta derivazione dell'attività professionale, prima ancora che accademica, dell'autore ed è esplicitamente diretto ai piccoli imprenditori familiari che vogliano dare un assetto più razionale al governo della propria impresa.

Nel capitolo introduttivo Albet, elencando le ragioni per cui le imprese dovrebbero preoccuparsi della corporate governance, evidenzia due motivazioni che dovrebbero spingere soprattutto la piccola impresa a stabilire un buon sistema di direzione e controllo. La prima è la continuità dell'azienda: una corretta articolazione del governo d'impresa costituisce, per l'imprenditore di prima generazione, una garanzia di sopravvivenza della sua creatura anche in assenza del fondatore; per le generazioni successive l'esistenza di organi di governo "permette di far convergere i legittimi interessi e le inquietudini degli azionisti, membri della famiglia". La seconda ragione è la dimensione dell'azienda: una governance trasparente è l'unico espediente che può permettere alle piccole imprese di attrarre i capitali esterni necessari alla crescita.

Albet passa in rassegna gli organi di governo delle società e si sofferma sul consiglio di amministrazione, evidenziando i vantaggi, per la piccola impresa, della presenza di amministratori indipendenti. I capitoli sulla creazione e il funzionamento del consiglio di amministrazione si aprono con paragrafi intitolati Da dove cominciare, significativi per comprendere tono operativo e spirito concreto dell'opera. L'ultimo capitolo è dedicato alla famiglia azionista.

Il merito dei curatori, Stefano Modena e Andrea Scafidi, è di avere saputo adattare alla realtà italiana l'opera, soprattutto nel capitolo dedicato alla responsabilità legale degli amministratori e di avere raccolto materiali compiutamente italiani, come le testimonianze di Giancarlo Aliberti (Apax partners), Gioacchino Attanzio (Associazione italiana delle aziende familiari), Marco Liera (Sole-24 Ore), Gianfranco Negri-Clementi (Nctm studio legale associato), Michele Perini (Sagsa) e Mario Zanone Poma (Nedcommunity) e la conclusione di Piero Trupia (Governance consulting).

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