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Italia, creare le condizioni per un circolo virtuoso di cervelli

, di Tomaso Eridani
Nel secondo appuntamento di Economia e società aperta 2010 si è discusso delle condizioni necessarie per attrarre in Italia capitale umano di qualità

Creare le opportunità per permettere di esprimersi nel proprio campo ma anche offrire una serie di servizi, non concentrandosi solo su incentivi meramente retributivi e fiscali. Questa una possibile soluzione per attrarre capitale umano di qualità, italiano e non, di cui si è discusso durante il secondo appuntamento di Economia e società aperta 2010, serie di dibattiti organizzati dall'Università Bocconi e Corriere della Sera, presso la Sala Buzzati del Corriere.

Le problematiche relative all'Italia sono state illustrate da Andrea Sironi, docente della Bocconi e già prorettore all'internazionalizzazione, nella sua introduzione all'incontro. "Dei circa 20 milioni di emigrati con un diploma di laurea nei paesi Ocse solo lo 0,7% risiede nel nostro paese. Mentre il nostro tasso di emigrazione di lavoratori'altamente istruiti' si aggira intorno al 9%," ha illustrato Sironi.

Un paese dunque che risulta poco attrattivo nei confronti degli emigranti stranieri di qualità e che soffre anche di un tasso elevato di emigrazione dei propri laureati."Si parte perché non tutte le aziende e istituzioni funzionano bene come all'estero e c'è poca trasparenza e apertura nel progredire delle carriere," ha detto Aldo Cazzullo, inviato del Corriere e moderatore dell'incontro.

"Il ricercatore o imprenditore cerca solo l'opportunità di esprimersi, di fare quello che sogna e lasciare un'impronta. Negli Usa c'è sicuramente più apertura e trasparenza," ha spiegato Alberto Sangiovanni Vincentelli, professore alla University of California, Berkeley.

"Si parte perché in Italia è spesso difficile fare quello che si ama. Per le donne poi in Italia si aggiungono le difficoltà di coniugare vita professionale e privata senza gli aiuti e servizi alla famiglia che ci sono altrove," ha raccontato Michela Marzano, docente presso l'Université Paris Descartes. "Se molto va cambiato in Italia non bisogna però neanche mitizzare l'estero. Anche lì ci sono le difficoltà, il precariato, il baronato."

"È infatti dannoso evidenziare solo i lati negativi dell'Italia. Ci sono molteplici centri di eccellenza nel nostro paese e non va demotivato chi ci lavora," ha detto Sironi.

La ricetta per trattenere le eccellenze e attrarre gli espatriati a rientrare? Tutti d'accordo sulla necessità di creare opportunità in poli di eccellenza nella ricerca, nell'imprenditorialità e nell'istruzione ma anche di introdurre una serie di servizi aggiunti (servizi sanitari e per la famiglia, un sistema scolastico di qualità) che vanno oltre l'aspetto strettamente retributivo e fiscale.

"Certamente ci si arricchisce andando a studiare e lavorare all'estero ma poi bisognerebbe anche creare le opportunità per chi poi vuole tornare alle proprie radici, che sono importanti," ha sostenuto Marzano. "L'Italia è ora davanti a una svolta e deve fare delle scelte precise."

"Bisogna appunto generare opportunità ed eccellenze per creare quel circolo virtuoso che fa girare le persone di qualità, italiani e stranieri, in entrata e uscita dal nostro paese," ha concluso Sangiovanni Vincentelli. "Ma è fondamentale che la spinta venga dal basso, che non ci si aspetti troppo dall'alto, dal sistema politico. I giovani soprattutto devono prendersi in spalla l'Italia."