Il Bocconiano che racconta i Bocconiani
Di Zappa ricorda la severità degli esami, "parte essenziale di una missione, vissuta come un dovere fondamentale", di Dell'Amore rievoca il carattere e la vicenda giudiziaria che lo coinvolse, di Dematté lo spirito innovatore che portò al successo la neonata Sda Bocconi. Ricordi che Luigi Guatri, vicepresidente della Bocconi, ha raccolto nel volume Li ho visti così. Protagonisti di università, industria, banca, professione nell'ultimo mezzo secolo (Egea, 2009, 368 pagine, 28 euro) e che sono stati rievocati ieri durante la presentazione del volume nell'ateneo.
"Troppe volte non ci si rende conto dell'importanza del passato", ha detto Guatri, "e siamo dimentichi dei giganti sulle spalle dei quali guardiamo avanti". Sei personaggi, Zappa, Caprara, Dell'Amore, Dematté, Palazzina, Pagliari e Giovanni Spadolini, che "hanno fatto grande la Bocconi e ai quali si deve una grandissima riconoscenza". L'incontro, moderato da Tancredi Bianchi, professore emerito della Bocconi, e animato dagli interventi di Gavino Manca, consigliere della Fondazione Javotte-Bocconi, Marzio Romani, ordinario di storia economica nell'università, e dalle letture dell'attore Ugo Pagliai, ha riportato il pubblico fino alla metà degli anni Quaranta, quando Guatri seguiva le lezioni di Zappa, e via via fino ai primi anni del nuovo millennio, con il ricordo di Dematté. "Quando chiedevi la tesi a Zappa e gli domandavi quali libri avresti dovuto leggere", rammenta Tancredi Bianchi, "rispondeva 'un po' di logica e filosofia, poi si vedrà'. La sua missione era stimolare gli allievi perché diventassero meglio di lui e credo che Guatri questa soddisfazione gliela diede con un volume che era un po' in contrasto con le sue idee". Il modo di fare lezione unico di Ugo Caprara e poi l'ultima lettera che scrisse a Guatri pregandolo di comporre una storia dell'economia aziendale sono due dei ricordi più vividi che il vicepresidente della Bocconi ripercorre nel suo volume, così come di Dell'Amore rievoca, oltre alla "capacità di elevare gli studenti ad altissimo livello e di accompagnare tutti i meritevoli alla cattedra, combattendo contro il nepotismo", gli anni difficili del rettorato, durante il '68, e poi la vicenda giudiziaria che lo vide coinvolto con l'Istituto di credito delle casse di risparmio italiane. Su Dematté, è Gavino Manca a legare i propri ricordi a quelli di Guatri: "Il nostro primo incontro fu all'insegna della strategia. All'inizio dei Settanta io divenni responsabile della programmazione strategica della Pirelli, area allora innovativa, mentre lui stava facendo decollare la Sda, nell'idea che la strategia fosse un elemento fondamentale". Mentre a Romani va il compito di ricordare le due figure non di docenti celebrati da Guatri: Fausto Pagliari, lo storico bibliotecario della Bocconi, e Girolamo Palazzina, il direttore della segreteria. "Pagliari era nato bibliotecario, aveva fatto dei libri la sua ragione di vita", ha detto Romani commentando le pagine di Guatri e ricordando la cultura enciclopedica del bibliotecario e il suo modo di interloquire in dialetto con i giovani docenti. E poi Palazzina, figura totalmente dedita alla causa della Bocconi, "che aveva sposato l'università e si comportava con gli studenti come un padre", sottolinea Romani. Ma che era così attento al bilancio dell'università, "che lo scambiava con quello di casa, lesinando anche sulla carta".