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Fermare i cervelli in fuga

, di Andrea Celauro
Massimizzare la quota di capitale umano ‘di qualità’ è uno degli obiettivi dei governi. Se ne discute a Economia e società aperta giovedì 11 marzo presso la Sala Buzzati del Corriere

Due dati: 0,7% e 9%. Il primo rappresenta la percentuale di cervelli stranieri che scelgono di risiedere in Italia (su un totale di 20 milioni di laureati emigrati residenti nei paesi Ocse). Il secondo è il tasso di emigrazione di italiani altamente istruiti all'estero. Il nostro paese, dunque, non è né particolarmente attrattivo per i cervelli esteri, né capace di frenare il flusso in uscita del nostro capitale umano qualificato. Di questo si discuterà giovedì 11 marzo, alle ore 21 presso la Sala Buzzati del Corriere della Sera, durante "Gli espatriati: a quali condizioni tornare? E poi, è così necessario farli tornare?", la seconda conversazione di Economia e società aperta 2010.

A discutere di attrazione e fuga di cervelli e delle politiche messe in campo da governi e università saranno Michela Marzano (Université Paris Descartes) e Alberto Sangiovanni Vincentelli (Professore alla University of California, Berkeley), moderati dal giornalista del Corriere Aldo Cazzullo. Il tema sarà introdotto da Andrea Sironi, ordinario di economia degli intermediari finanziari alla Bocconi. Ma l'emigrazione di qualità, la cosiddetta fuga dei cervelli, è sempre negativa per un paese? "Alcuni contributi recenti della letteratura economica sostengono in realtà una visione differente basata su due considerazioni", sottolinea Sironi. "la prima è che i paesi che esportano più lavoratori qualificati sono anche quelli contraddistinti da una maggiore qualità del sistema educativo. La seconda è che l'emigrazione genera un ritorno per il paese di origine sotto forma di rimesse e, dopo qualche anno, di rimpatri di personale qualificato". Una tesi controcorrente, con la quale, tuttavia, lo stesso Sironi non concorda. Seppure, infatti, la prospettiva di un'occupazione di qualità all'estero sia positiva per il sistema educativo di un paese, "non vi è dubbio che è interesse del singolo paese massimizzare sia la quota di capitale umano istruito che resta nei propri confini, attratto da adeguate opportunità professionali, sia la quota di coloro che, emigrati all'estero, rientrano con il proprio bagaglio di esperienze e capacità". Due gli aspetti che, per Sironi, vanno considerati se si vuole attrarre e mantenere. Il primo è non concentrarsi solo sugli incentivi retributivi e fiscali, ma considerare il ruolo fondamentale di sistemi sanitari, scolastici e ambienti imprenditoriali di qualità. E questo è soprattutto compito dei governi. Il secondo punto è invece il terreno di lavoro delle università: "Potrebbe risultare efficace uno sforzo congiunto dell'insieme degli atenei di una regione, volto ad accrescere l'attrattività di un gruppo di università per i ricercatori stranieri".