Facebook e' una pillola
I social network sono come gli antibiotici. "Una delle più grandi scoperte dell'umanità e presi con le giuste dosi e al momento opportuno ci possono salvare la vita. Se però sbagliamo posologia, tempi di somministrazione e diagnosi possono essere il peggiore dei mali". Non a caso Massimo Sideri, giornalista economico (e tecnologico) del Corriere della Sera, per descrivere Facebook & co. usa una metafora medica. Lo fa fin dal titolo del suo Tecnologismi – Posologia e precauzioni per l'uso dei social network (Sonzogno, 2013), volume che presenterà insieme al docente SDA Bocconi Davide Reina nell'incontro organizzato presso lo spazio forum della libreria Egea il 20 novembre alle 17,30 (via Bocconi 8, Milano).
Nella sua disamina di pro e contro dei diversi social network, il volume di Sideri parte con l'affrontare il concetto di condivisione. Bisogna aprirsi o chiudersi ai social network? La risposta giunge da lontano, dalla Firenze dei Medici: "I primi grandi artefici", spiega il giornalista "di una lotta senza partito alla condivisone". Per paura di perdere il potere, i Medici hanno finito per estinguersi a colpi di matrimoni tra consenguinei. Quell'idea, che chiudersi al mondo esterno possa salvare la vita, oggi torna attuale se si parla di Twitter o Facebook. "Scegliere di non condividere nulla attraverso i social network è una scelta legittima, ma non vincente. Perché la condivisione diverrà sempre più pervasiva in ogni caso".
Il futuro-presente di cui sono massima espressione i Google Glass, gli occhiali per la realtà aumentata creati a Mountain View (e che Sideri è stato il primo giornalista italiano a provare), apre comunque il campo alla riflessione sugli scenari che ci aspettano. Scenari in cui "Lo stesso concetto di privacy diventerà una barzelletta", sottolinea Sideri. Tuttavia, anziché rifuggirne completamente, è allora meglio seguire il suo consiglio: usare i social come i farmaci, con moderazione. Per evitare che l'ansia da condivisione si trasformi in ossessione.