Fabio, un giurista dietro il palco della Scala
Nel complesso dell'ex Ansaldo di via Tortona, a Milano, si sta provando L'occasione fa il ladro, farsa di Rossini che verrà rappresentata alla Scala dagli allievi dell'Accademia a partire dal 18 settembre. Nell'immensa sala prove i giovani cantanti, in abbigliamento casual, si alternano in scena, ascoltano i consigli della regista, Sonja Frisell, e chiedono chiarimenti a più riprese a un altro giovane, che salta su e giù dal palco con un librone sottobraccio.
Fabio Ceresa |
Il librone è lo spartito di regia, un volume stampato nelle sole pagine di sinistra con lo spartito; quelle di destra vengono riempite dall'aiuto regista con indicazione dettagliate sui movimenti, le espressioni, gli atteggiamenti degli artisti. Il giovane aiuto regista della Scala è Fabio Ceresa, classe 1981, laureato Bocconi in scienze giuridiche. "Queste sono le prove di scena", spiega, "e servono a perfezionare la recitazione. Le prove di canto sono un momento a parte".
Fabio è il più giovane degli aiuto registi della Scala, eppure ha maturato la sua scelta professionale relativamente tardi, nel corso degli studi universitari alla Bocconi. "La passione per questo genere di musica è sempre stata forte", racconta, "e da ragazzino a Rivolta d'Adda, con le mancette, compravo dischi di lirica. Suonavo, cantavo, ma solo a livello amatoriale".
La sua passione doveva essere evidente se, all'esame di diritto privato sostenuto con un musicologo come Giovanni Iudica, la discussione è andata a parare sugli accadimenti giuridici nelle trame d'opera. "Una delle conclusioni che abbiamo tratto", ricorda Fabio sorridendo, "è che il contratto tra Faust e Mefistofele è da ritenersi nullo perché l'anima non è un bene disponibile ".
Fabio osserva i cantanti che provano |
È nel corso del secondo anno di università che Fabio ha deciso di provare l'avventura artistica, pur proseguendo gli studi ("furono i miei genitori a insistere", dice, "e ora devo ringraziarli"). La strada che porta alla Scala è piena di occasioni un po' casuali, ma colte con prontezza. "Tramite amici comuni", racconta, "ho conosciuto un regista che stava allestendo un'opera in provincia e, sapendo della mia passione, mi ha chiesto se volevo aiutarlo. Poi qualcun altro mi ha chiesto di fare il regista per una produzione altrettanto piccola e infine mi ha notato un vero regista, che mi ha proposto uno stage alla Scala. È successo tre anni fa e sono ancora qui".
Un filone parallelo a quello della regia, per Fabio, è la scrittura per la musica. "Da ragazzo, come molti, scrivevo poesie, ma con una forte attenzione alla forma, e alla metrica in particolare, piuttosto che ai contenuti. In seguito ho scoperto che molti musicisti hanno bisogno di gente che sappia scrivere un testo a partire proprio dalla metrica, ovvero dalla musica".
Anche in questo caso si può osservare una catena che, dai primi tentativi mostrati agli amici, passa per la scrittura di un libretto che doveva servire come base per un concorso di composizione musicale mai partito. "Ma Daniele Zanettovich, un musicista che era stato coinvolto nel progetto, apprezzò il libretto e volle musicarlo. Così è stato pubblicato". Il risultato più recente è la vittoria al concorso Kinderszenen del Cidim, Comitato italiano musica, per un'opera per bambini: Fabio ha scritto il libretto di "C'era una volta ... Re Tuono!" traendolo dalla favola di Luigi Capuana e Daniela Terranova l'ha musicato.
"Nel mondo della musica nessuno ti chiede una laurea", dice ancora Fabio, "ma il fatto di avere finito gli studi alla Bocconi ti etichetta subito come una persona affidabile, e questo è importante. E poi, un paio d'anni fa, quando alla fine di un'opera c'era da spostare un tavolo per consentire il deflusso del pubblico e ho dovuto chiedere l'aiuto di uno degli artisti, quello in un primo momento mi ha risposto che era un cantante internazionale. Io gli ho detto che sono un laureato Bocconi e così, alla pari, abbiamo spostato il tavolo".