Contatti

Esporto la velocità in Asia

, di Davide Ripamonti
Laureatosi in Bocconi nel 1995, Mirko Bordiga oggi è responsabile di Ferrari-Maserati per il mercato cinese. Dopo l'esperienza in Giappone a bordo della Ducati

"Vendere moto italiane ai giapponesi può sembrare come vendere ghiaccioli agli eschimesi, ma in realtà non è così. Il giapponese un po' sofisticato non compra le proprie moto ma vuole un prodotto che lo distingua, che sia fuori dalla massa". Mirko Bordiga, 37 anni, milanese, laureato in economia aziendale con tesi sui finanziamenti dell'Unione europea alla cultura, l'Estremo Oriente lo conosce bene, visto che da alcuni anni prima il Giappone, per la Ducati, e ora la Cina, con la Ferrari, rappresentano per lui la seconda patria. "E' nato tutto quando lavoravo come tecnico di palcoscenico al Piccolo Teatro di Milano", racconta Bordiga, "lì sono venuto in contatto con numerose compagnie teatrali giapponesi e ho incominciato ad apprezzarne la cultura e le tradizioni fino ad innamorarmene". Per questo quando Mirko Bordiga ha letto su un giornale che la Ducati cercava un area-manager per l'Asia Pacifico, non ci ha pensato a lungo nel lasciare il suo lavoro di "buyer" in una catena di supermercati e si è lanciato nella nuova avventura con entusiasmo. "Dei giapponesi ammiro soprattutto la capacità di lavorare in team e la perfetta organizzazione", dice Bordiga, che in Giappone ha anche trovato moglie, "per questo mi sono trattenuto alcuni anni prima creando Ducati Japan, poi diventando direttore delle operazioni e quindi, nell'estate del 2000, general manager. Sono rimasto in Giappone fino agli inizi del 2003, quando l'azienda mi ha richiamato in Italia con l'incarico di direttore commerciale".

Bordiga non ha resistito a lungo al richiamo dell'Oriente e nel 2005 la nuova avvincente avventura in una delle aziende italiane più conosciute nel mondo, la Ferrari, come regional sales manager per l'Asia Pacifico, sede a Shanghai. "Non si tratta solo di vendere auto", spiega Bordiga, "quello verrà in seguito. Il nostro primo compito è diffondere la cultura dell'auto sportiva ed esclusiva e in entrambi i casi la Ferrari rappresenta l'eccellenza". A essere traumatico, in questo caso, non è stato tanto il passaggio dalle due alle quattro ruote, quanto quello dal Giappone alla Cina: "E' come il giorno e la notte, il bianco e il nero. Se in Giappone è tutto preciso e organizzato, qui regnano il caos e la disorganizzazione. Si fa un gran parlare della crescita della Cina, ma non è come viverla in prima persona. Quando rientro in Italia per poche settimane, al mio ritorno a Shanghai anche il panorama che vedo dal mio ufficio è cambiato", spiega Bordiga, "c'è un nuovo palazzo, magari anche un grattacielo. Tutto questo obbliga a essere flessibili, a saper gestire i cambiamenti con rapidità e a occuparsi in prima persona dei vari aspetti di un business".

E questa duttilità Mirko Bordiga l'ha appresa, anche, in Bocconi: "L'università mi ha dato l'impostazione mentale, ho imparato a sistematizzare le situazioni che poi si vivono in azienda. La laurea però è solo l'inizio, non bisogna mai smettere di imparare e, soprattutto, quando un neolaureato entra in azienda deve avere l'umiltà di fare gavetta, deve accettare di partire dal basso".

Mirko Bordiga non ha nostalgia dell'Italia, anche se a Milano torna sempre volentieri in occasione delle riunioni con il top management in programma ogni due mesi a Maranello. "E' anche l'occasione per riassaporare l'atmosfera rilassata e l'aria pura di Milano", dice divertito Bordiga, che aggiunge: "Non sto affatto scherzando, Milano in confronto a Shanghai è un'oasi di tranquillità. A crearmi apprensione è solo un pensiero: che cosa vedrò dalla finestra del mio ufficio quando tornerò a Shanghai?".