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Eredita' di un disastro

, di Fabrizio Fracchia - ordinario presso il Dipartimento di studi giuridici
Venticinque anni fa, in Alaska, naufragava l'Exxon Valdez avviando il viaggio verso un antropocentrismo dei doveri

Animali inermi, incapaci di muoversi. Il petrolio, avvolgendoli, ne trasfigura la fisionomia, salvo risparmiarne gli occhi che, stupiti più che spaventati, interrogano l'osservatore: questa una delle immagini più famose legate al naufragio, avvenuto il 24 marzo 1989, della petroliera Exxon Valdez nella Baia di Prince William (Alaska). Si è trattato, purtroppo, solo di uno dei numerosi incidenti alle petroliere, che, negli anni, hanno determinato il versamento di milioni di tonnellate di petrolio (basti pensare alla marea nera nel golfo del Messico, causata nel 2010 dallo scoppio di un pozzo di petrolio della BP).

Fabrizio Fracchia

Gli eventi catastrofici, concentrato esplosivo e immagine amplificata di molti altri problemi ambientali, quali il surriscaldamento globale, presentano analoghe caratteristiche e generano effetti simili, anche se con intensità variabile: creano danni, spesso irreversibili, non solo alla natura, ma anche ad altri valori e interessi (nel caso dell'Exxon Valdez fu distrutto il tessuto produttivo dei pescatori; in altri episodi si aggiunge la triste contabilità delle vite umane perse); colpiscono una pluralità di vittime, lontane nello spazio e nel tempo; innescano lunghi processi giudiziari (le cause civili si protrassero per decenni), ma anche accesi dibattiti pubblici che vedono coinvolti politici, scienziati, associazioni ambientalistiche, giuristi, economisti, filosofi; generano risposte sul piano politico e del diritto molto complesse.

Lo scoccare di un quarto di secolo è fatalmente l'occasione per tracciare un bilancio. Il diritto si è attrezzato per trattare questi problemi o, come le lontre intrappolate nel greggio, si limita a guardare stupito un fenomeno che non riesce a gestire?

La pluralità delle vittime ostacola l'individuazione del diritto applicabile e del giudice dotato di giurisdizione; la gravità dell'evento svela drammaticamente che il diritto – come qualsiasi altra disciplina – non può incaricarsi di affrontare da solo questi problemi; l'irreversibilità o l'entità dei danni, la quantità dei soggetti coinvolti e la difficoltà di indagare il nesso causale, poi, rendono non sufficienti i pur importanti meccanismi risarcitori tradizionali. Gli Usa, non partecipanti al regime internazionale di responsabilità, proprio a seguito del disastro Exxon Valdez, nel 1990 approvarono l'Oil Pollution Act per meglio definire i rimedi risarcitori, includendo, tra i beni risarcibili, anche le risorse naturali; per altro verso, imposero l'obbligo del doppio scafo per le petroliere (e l'Organizzazione marittima internazionale si è poi conformata sul punto). A seguito del naufragio della petroliera Erika al largo delle coste francesi, nel dicembre 1999, l'Europa ha predisposto tre pacchetti di direttive per realizzare un sistema comunitario di monitoraggio sul traffico marittimo, per agevolare il controllo da parte dello Stato di approdo e per combattere l'inquinamento provocato dalle navi; è stata altresì istituita un'Agenzia europea per la sicurezza marittima.

Più in generale, la consapevolezza dei problemi ambientali è certamente cresciuta in questi decenni e il diritto ha elaborato strumenti di tutela sempre più sofisticati, che affiancano ai rimedi risarcitori approcci diversi (command and control e market based tools), cercando, talora vanamente, approcci globali sul piano internazionale.

La vera sfida, però, è proteggere l'ambiente quotidianamente, preventivamente e costantemente, non solo in occasione di eventi drammatici e spettacolari. Ciò richiede un cambiamento radicale di prospettiva, che spinga ad abbandonare un antropocentrismo del diritto per approdare a un antropocentrismo del dovere, esaltando la nostra responsabilità verso chi non ha volto e non ha voce, comprese le generazioni future.

In fondo, è proprio questo richiamo alla responsabilità dell'uomo il messaggio più intenso che, ancora oggi, cogliamo dallo sguardo di quelle lontre.