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Dopo la crisi, un'Europa piu' unita

, di Fabio Todesco
I problemi di questi mesi suggeriscono di accelerare l'accentramento delle attivita' di regolamentazione, secondo un paper di Franco Bruni. Ascoltando la Banca per i regolamenti internazionali

La politica monetaria ha la sua fetta di colpe nell'esplosione della crisi finanziaria che si trascina dall'estate 2007, soprattutto perché si è dimostrata troppo accomodante e non è riuscita a porsi quale contrappeso anticiclico rispetto all'andamento dell'economia e dei prezzi di alcuni asset, come le abitazioni negli Stati Uniti, sostiene Franco Bruni, ordinario di teoria e politica monetaria internazionale alla Bocconi in Do we understand it? Forbidden questions on the financial crisis, un research paper del Centro Paolo Baffi. Alle autorità americane va il biasimo maggiore, ma l'Europa non è esente da colpe.

Tassi d'interesse troppo bassi per le attività non rischiose, argomenta in particolare Bruni, hanno spinto gli investitori a cercare rendimenti decenti in attività che si sono dimostrate troppo rischiose.

Se si assisterà a un ripensamento delle strategie di politica monetaria, afferma Bruni, il punto da cui partire è il lavoro fatto, negli ultimi anni, alla Banca per i regolamenti internazionali. Le ricerche ed elaborazioni della Bri vanno nella direzione della costruzione di un "quadro macro-prudenziale per la stabilità monetaria e finanziaria", scrive Bruni, "che enfatizza il ruolo complementare delle politiche monetarie e prudenziali nel realizzare interventi anticiclici preventivi per moderare le fasi di boom ed evitare le crisi che seguono lo scoppio delle bolle".

Bruni non sposa la tesi secondo la quale alla radice della crisi ci sarebbe la mancanza di regolamentazione. Il vero problema, in retrospettiva, è stato la sua scarsa qualità e ogni alternativa dovrebbe partire dal principio di sostenere (e non di sostituire) i meccanismi del libero mercato, partendo dal presupposto che "i mercati non sono mai davvero liberi se non operano nel quadro di una regolamentazione qualitativamente adeguata".

Se l'Europa deve trarre una lezione fondamentale dalla crisi, conclude Bruni, essa è la necessità di accelerare la centralizzazione dei poteri di regolamentazione e supervisione, ancora detenuti a livello nazionale. La mancanza di omogeneità si ripercuote, infatti, anche sul crisis management e sulle modalità disordinate di gestire i casi di salvataggio in Europa.