Dio e il re influenzano i nostri gusti musicali
Le convinzioni politiche e religiose influenzano i nostri gusti musicali secondo modalità inattese, sostengono Alex Turrini (Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico e direttore del Master in Arts Management and Administration della SDA Bocconi) e Giulia Cancellieri (IMT Lucca) nel loro Understanding the profiles of Omnivorous Music Consumers: Cultural Voracity vs. Taste Eclecticism, un articolo recentemente premiato con il Best Conference Award ad AIMAC 2015 – International Conference on Arts and Cultural Management (Aix-en-Provence e Marsiglia, 26 giugno-1 luglio 2015).
La letteratura definisce l'onnivoro culturale in due modi leggermente diversi. La prima definizione privilegia la quantità di consumo culturale (voracità), la seconda fa riferimento alla varietà (eclettismo). Il paper premiato investiga le determinanti dell'atteggiamento onnivoro attraverso una ricerca empirica su un campione di pubblico d'opera italiano.
Turrini e Cancellieri rilevano che, contrariamente a quanto comunemente creduto, gli onnivori non sono necessariamente degli intellettuali, né hanno un'istruzione superiore agli altri. "Inoltre", dice Turrini, "sebbene gli onnivori voraci ed eclettici manifestino alcuni tratti comuni, sono anche diversi per molteplici aspetti".
In particolare, l'abitudine di andare frequentemente ai concerti da bambini contribuisce alla formazione di un onnivoro vorace, ma non influenza l'eclettismo, mentre, contrariamente alle attese, il fatto di suonare uno strumento non contribuisce allo sviluppo di un atteggiamento onnivoro".
"Infine", scrivono gli studiosi, "gli individui voraci hanno maggiore interesse per la politica, che non sembra invece influenzare i gusti degli eclettici. Il profilo di questi ultimi è, invece, caratterizzato da profonde convinzioni religiose, che inducono una maggiore tolleranza per la diversità".