Dead Man's Cell Phone
"Un'esperienza mai monotona che ti costringe continuamente ad uscire dalla tua comfort zone e a metterti in gioco". Sono queste le parole che il regista Marco Brambini usa per descrivere il nuovo lavoro teatrale del Gruppo Teatro Bocconi Dead Man's Cell Phone di Sarah Ruhl che debutterà martedì 18 marzo, (ore 21 in Aula Magna Gobbi, ingresso libero fino ad esaurimento posti).
Il testo proposto "rimane sospeso, offre allo spettatore la possibilità di porsi delle domande sulla verità ultima dello spettacolo e dei personaggi che lo popolano", dice, senza svelare troppo, Sara Bonatti, la studentessa del secondo anno del Bachelor in international economics, management and finance che interpreta Jean, la protagonista femminile. Jean, è un personaggio indefinibile, si possono avere solo intuizioni su di lei suggerite dai rapporti che di volta in volta instaura con gli altri personaggi: camaleontica si evolve in ogni scena a seconda di quello che l'interlocutore si aspetta da lei. Scene che il regista definisce "concettuali", vagheggiate e minimal, che richiamano ambienti "qualsiasi".
Il gruppo teatrale, in questa occasione formato da sette attori, di cui sei studenti e un laureato Bocconi, accoglie al suo interno interpreti molto differenti tra loro come formazione, provenienza, interessi. Alcuni hanno alle spalle qualche esperienza amatoriale di teatro, altri hanno seguito dei corsi più intensi, altri ancora approcciano il palco per la prima volta. Quest'anno il regista ha potuto contare su un nucleo di studenti che già aveva partecipato l'anno scorso alla messa in scena di fine anno perciò è stato più facile costruire un lavoro in continuità con attori che già conosceva.
Subito dopo la mise en scene il regista partirà con il nuovo progetto che occuperà il secondo semestre: "In questa seconda sezione dell'anno ho deciso di lavorare su I Blues di Tennessee Williams, l'intenzione è quella di portare in scena Ritratto di madonna e La dama della lozione Larkspur, più altri due testi che sceglieremo a seconda del cast".
Il tempo a disposizione è piuttosto stretto, considerando anche il periodo degli esami dei ragazzi, perciò si parte subito dal lavoro sul testo a tavolino, con delle letture corali così da avere una prima impressione generale. In un secondo momento si lavora su ogni singolo personaggio ricostruendone il background psicologico e biografico con uno scambio di idee e sensazioni tra gli studenti attori per poi tornare al lavoro sul testo su palcoscenico, prendendo confidenza con gli spazi e costruendo i rapporti che legano tra loro i personaggi.
L'esperienza del teatro, impegnativa e formativa, è ben raccontata da Sara Bonatti: "Mi è stato di enorme aiuto nel conoscere me stessa. Quando interpreti un personaggio sei costretto a fare particolare attenzione ai piccoli gesti inconsci che si fanno ogni giorno, al modo in cui si cammina, al modo in cui si parla e si approcciano le persone fino a che inevitabilmente si finisce non solo per conoscere meglio il personaggio ma anche se stessi! E questo credo sia la parte più bella dell'esperienza del teatro".