Contatti

De Maddalena, lo storico che guardava a Milano

, di Andrea Celauro
Il professore della Bocconi, scomparso l’anno scorso, è stato ricordato ieri in un convegno a lui dedicato
Da sinistra: Marzio Romani, Maurice Aymard, Franco Amatori, Marco Cattini (foto Paolo Tonato)

Aldo De Maddalena, "una personalità che si imponeva all'attenzione degli altri, che sui colleghi e gli allievi aveva un duraturo impatto". Così Franco Amatori, ordinario di storia economica in Bocconi, ha ricordato il professore emerito, scomparso nell'agosto del 2009, e che per quasi 25 anni fu direttore dell'Istituto di storia economica dell'Università. Una figura, quella di De Maddalena, che è emersa ieri a tutto tondo, nel suo modo di essere riformatore dello studio storico-economico e nella sua passione per la musica, nel corso di un convegno a lui dedicato in Bocconi.

"Quando lo conobbi era il maggior storico economico italiano", ha ricordato Amatori, "grazie alla sua enorme erudizione e alla sua vasta e sofisticata cultura. Era un affascinante affabulatore, ma sapeva ascoltare e questo lo rendeva un maestro.

Da sx: Stefano Baia Curioni, Marco Bianchini, Amatori, Guido Guerzoni, Angelo Moioli (foto Paolo Tonato)

Nella feroce realtà quotidiana era un uomo spiccio e disponibile, tanto con i grandi che con i piccoli". Ma soprattutto, in un periodo in cui lo studio storico era "provinciale e parrocchiale", ha aggiunto il docente, "De Maddalena si caratterizzava invece per un'apertura internazionale". A ricostruire il percorso umano e professionale di De Maddalena ("che aveva due virtù: una grande e profonda onestà intellettuale e una grande capacità di trasmissione del sapere scientifico") è stato Marzio Romani, già ordinario di storia economica in Bocconi e suo allievo. "Si laureò con una tesi sul mercato dell'arte nella Firenze del '400, che gli permise di entrare in contatto con Armando Sapori, il quale lo fece entrare dal '44-'45 nell'Istituto di storia economica ove rimase fino al '55". In Bocconi trova due alleati in Girolamo Palazzina, lo storico capo della segreteria, e in Fausto Pagliari, direttore della biblioteca. E proprio la biblioteca, insieme allo studio per la ricerca, diventa il lavoro di De Maddalena, tanto che, chiamato in alcune università americane con un ristretto manipolo di giovani ricercatori bocconiani, si prodiga anche per rifornire la biblioteca Bocconi di volumi da oltreoceano.

I familiari di De Maddalena (foto Paolo Tonato)

A metà degli anni Cinquanta, organizza la raccolta di saggi in onore del suo maestro, Sapori, e poi nel '54 prende parte agli esami prima per la libera docenza e poi a cattedra. Fu allora chiamato a Parma, "che in quegli anni rappresentava una sorta di 'asilo' per i bocconiani", spiega Romani, dove divenne anche preside per un biennio e dove restò fino al '67. Gli anni caldi delle contestazioni studentesche del '68-69 li vive a Torino, dove stringe un forte legame con la Rivista storica italiana. Alla Bocconi torna invece nel '72, in anni cruciali sia per Milano che per l'Università. E sempre nel '72, è chiamato nel comitato scientifico dell'Istituto internazionale di storia economica "Datini", allora diretto da Fernand Braudel. "La sua carriera comincia con un potente gong", aggiunge Marco Cattini, ordinario di storia economica nell'ateneo. "Si tratta del piccolo ma densissimo volume che pubblica nel '49 sulla storia dei prezzi a Milano nel diciassettesimo secolo. Un libro nel quale, tra l'altro, si occupa di questioni che nessuno aveva fino ad allora affrontato, ossia la legislazione sociale e le regole delle magistrature annonarie". Emerge dunque l'opera innovatrice di un De Maddalena che non sta più alle regole dettate dagli storici suoi precursori e che lo porta a rivedere completamente il modo di interpretare i cambiamenti del capitalismo milanese e lombardo tra Cinque e Seicento, in particolare per quanto riguarda l'investimento e la gestione della terra.

(foto Paolo Tonato)

A sottolineare la dimensione dell'opera di De Maddalena anche Stefano Baia Curioni, vicepresidente del Centro di ricerca Ask Bocconi, che ne ha analizzato il rapporto con la questione dell'arte nella storia, Angelo Moioli, storico economico della Cattolica, Marco Bianchini (Università di Parma) e Guido Guerzoni (Bocconi). "De Maddalena", aggiunge Cattini, "è stato un riformatore nel modo di guardare e pensare al Seicento". Un modo di pensare innovatore che lo avvicina a Fernand Braudel, come sottolinea Maurice Aymard, professore presso l'Ecole del hautes études en sciences sociales di Parigi. "Braudel per il quale De Maddalena diventa in pochi anni indispensabile". Egli rappresenta infatti per lo storico degli Annales "l'interlocutore privilegiato per ricostruire, attraverso quella lombarda, la storia economica italiana".