Credito o finanza, purché sia micro
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Muhammad Yunus e Francesco Perrini |
Ci voleva un Premio Nobel, quello per la Pace assegnato all'economista e banchiere bengalese Muhammad Yunus, perché tutti ne parlassero. Eppure il microcredito, e la sua espressione più nota che è la Grameen bank, esistono da trent'anni, durante i quali hanno contribuito ad alleviare il problema della povertà nei paesi in via di sviluppo. Francesco Perrini, docente di economia e gestione delle imprese all'Università Bocconi, ci spiega che cos'è e come funziona.
Che cosa sono esattamente il microcredito e la sua parte di infrastruttura, la microfinanza?
Il microcredito consiste nell'erogazione di prestiti a singoli o a gruppi per avviare piccole attività. Ovviamente si tratta di persone escluse dai tradizionali circuiti creditizi e che vivono spesso sotto la soglia di povertà. Per microfinanza invece si intende l'elaborazione di progetti di microcredito, la predisposizione di una serie di servizi finanziari destinati a questo preciso pubblico di riferimento. E', diciamo così, il passo successivo.
Può farci qualche esempio di forme di microfinanza?
Il microleasing, per esempio. Il piccolo imprenditore, invece di acquistare 'l'impianto' per la propria attività, che può anche essere la semplice bancarella, lo fa acquistare dalla banca e poi lo rimborsa a rate. In questo modo non si espone troppo qualora l'attività andasse male. Un altro strumento di microfinanza sono le microassicurazioni. In Bangladesh e in India, due paesi dove il fenomeno microfinanza è particolarmente diffuso, vi è poca assistenza sanitaria di base, la fasce basse della popolazione ne sono in gran parte escluse. Le microassicurazioni consentono quindi a queste persone di stipulare delle polizze appunto 'micro', che siano cioè parametrate al rischio reale e non a tabelle teoriche come avviene per le assicurazioni tradizionali.
Grameen bank è l'istituzione più nota al grande pubblico e una delle prime ad avere cominciato a operare, ma nel corso degli anni molte altre sono sorte, anche all'interno di grandi gruppi bancari tradizionali. Ne può citare alcune?
Vi sono oggi circa 3 mila istituzioni di microfinanza con oltre 100 milioni di clienti, attive soprattutto in Asia e in Sudamerica. Tra quelle specifiche vi sono Asa, Brac e Finca, tra i gruppi bancari 'generalisti' possiamo citare Citigroup, Morgan Stanley, Deutsche bank, Ing e potremmo continuare. Oggi in ogni grande gruppo bancario vi sono investimenti in finanza etica e in iniziative di microcredito, all'interno dei programmi di responsabilità sociale così attuali di questi tempi. Ma vi è anche un aspetto più pratico. Statisticamente infatti i poveri restituiscono la quasi totalità del denaro ricevuto e inoltre le banche sperano che, una volta usciti dalla povertà, possano diventare clienti anche dei circuiti tradizionali.
Là dove il microcredito prima e la microfinanza poi hanno particolarmente attecchito, vi sono stati anche importanti risvolti sociali, con reali miglioramenti delle condizioni di vita e maggiori aspettative per il futuro. Quali sono i benefici più concretamente visibili?
Il miglioramento delle condizioni economiche ha consentito prima un accesso all'educazione primaria e poi a quella secondaria a un numero maggiore di persone. E' un po' il concetto che porta prima a dare il pesce a chi ha fame, ma poi, superata l'emergenza, si deve anche insegnare a pescare. Bisogna poi evidenziare che gran parte dei beneficiari dei prestiti sono donne e questo ha dato un importante contributo alla battaglia per le pari opportunità, rendendo le donne protagoniste economiche e conferendo loro potere decisionale. Un altro tema è quello sanitario, perché il flusso generato dalla microfinanza ha contribuito a combattere malattie quali la malaria e l'Hiv.
Questo il passato e il presente, a quando il definitivo salto di qualità?
Questo si avrà quando sarà possibile integrare la microfinanza in un sistema più complesso di istituzioni, infrastrutture che non soltanto creino opportunità di investimento ma anche la possibilità di metterle concretamente in atto.