Come far decollare la buona impresa
Le start up innovative sono il fenomeno degli ultimi anni in Italia. Nel 2016 sono quasi 7mila, con un incremento del 40% rispetto all'anno precedente. L'evoluzione del contesto generale del terzo settore e un sempre maggiore orientamento all'imprenditorialità sociale stanno determinando la nascita di numerose start up sociali.
Le start up sociali assumono particolare rilevanza dato il crescente peso dell'economia sociale e della consapevolezza che l'imprenditorialità sociale sarà una leva efficace per riformare il sistema di welfare e costruire un nuovo modello di sviluppo sostenibile.
Accostare alla figura della start up innovativa quella della impresa sociale non costituisce una novità, ma di recente il legislatore ha introdotto le start up innovative a vocazione sociale (Siavs) incentivando la nascita di start up innovative nei settori delle imprese sociali (quali l'assistenza sociale, quella sanitaria, la tutela ambientale e del patrimonio culturale, la formazione).
Come per quelle innovative, anche per le start up sociali il reperimento delle fonti di finanziamento è uno dei problemi. Nella riforma del terzo settore del 2016 sono previste misure agevolative che consentono alle imprese del sociale di svolgere il ruolo di elemento propulsore per il rilancio degli investimenti e dell'occupazione. In particolare, è prevista la possibilità per tutte le tipologie di start up sociali di finanziarsi attraverso il crowdfunding. Vi è la possibilità di utilizzare più strumenti finanziari per accedere a capitali, e anche per le grandi imprese che perseguono nell'ambito delle loro strategie di responsabilità sociale d'impresa (Csr) il finanziamento di iniziative sociali, grazie ai vantaggi fiscali per le start up sociali: per gli investitori in equity è previsto che le imprese (soggetti Ires) che investono in Siavs possano dedurre dal reddito il 27% dei conferimenti effettuati, mentre i privati (soggetti Irpef) possono detrarre il 25%. Ma il settore finanziario è in evoluzione anche sul fronte debito con i primi social impact bond italiani.
Inoltre, vi sono numerosi incubatori sociali - organizzazioni che promuovono e sostengono progetti e iniziative imprenditoriali innovative e ad alto impatto sociale e ambientale attraverso un ampio range di attività e servizi - nati su iniziativa privata e che sono essi stessi iniziative imprenditoriali che si propongono come motore di cambiamento sociale e driver di sviluppo economico sostenibile per la società e il territorio in cui operano. Offrono pacchetti di servizi strutturati e percorsi di accompagnamento o programmi di fellowship legati spesso a un tema definito dal soggetto promotore che ricoprirà il ruolo di finanziatore del processo d'incubazione nonché di erogatori di premi in denaro alle start up vincitrici delle competizioni come, per esempio, Impact Hub Fellowship on e-Health Milano con AXA. Poi è sempre maggiore il ricorso alle charity auctions (CharityBuzz, CharityStars, ecc.).
Misurare l'impatto, per continuare a investire
Infine, a proposito di imprese sostenibili, la legge di Stabilità 2016 ha istituito la società benefit, società che svolge attività d'impresa anche non sociale for profit e che, contestualmente, persegue finalità di beneficio operando in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori, ambiente, beni ed attività culturali, sociali, enti, associazioni ed altri portatori di interesse (Csr). Rappresenta un'opportunità strategico-reputazionale per imprenditori che vogliono valorizzare nello statuto le proprie azioni di Csr, integrando tutto in un'unica mission e nella governance. Pur partendo da ambiti distinti, società benefit e impresa sociale presentano punti di contatto.
Da ultimo, ricordo la nuova Fondazione Italia Sociale per promuovere l'impresa sociale, la corporate philanthropy e la responsabilità sociale d'impresa che darà un ulteriore spinta alla diffusione di start up sociali for profit, non profit, low profit che siano.
In conclusione, visto che il settore è in grande fermento in Italia, per un'ancora più rapida diffusione e crescita delle start up sociali è necessaria la creazione di una cultura della misurazione dell'impatto e del valore sociale generato, che è il tentativo di fornire una rappresentazione oggettiva del cambiamento. Perché se è vero che le imprese ad alto contenuto tecnologico possono avere un impatto sul benessere della collettività, è anche vero che tale impatto, per essere davvero evidente, deve diventare anche misurabile.
Molti studi rilevano come la misurazione dell'impatto sia anche acceleratore della sperimentazione di innovative pratiche di finanziamento privato per il sociale.
Uno degli indicatori più usato è lo Sroi, il Social return on investment. Tuttavia, in quanto indicatore che mette insieme gli impatti sociali concreti con la variabile economica, questo va necessariamente adattato di volta in volta, di iniziativa in iniziativa, nella realtà presa in considerazione. La vera sfida, allo stesso tempo, è rendere lo Sroi un indicatore di carattere generale, che sia il più possibile una misura oggettiva dell'investimento nel sociale. Per due motivi altrettanto fondamentali. Perché un investitore privato che decide di finanziare una start up sociale ha bisogno di vedere che il proprio investimento sta generando un risultato (e, tra l'altro, può capire più facilmente in quali start up è meglio investire). E perché, a proposito del welfare, misurare significa rendere più trasparente il meccanismo e incentivare un processo che intende aumentare le risorse che dal privato si orientano verso il terzo settore, visto, tra l'altro, le sempre più scarse risorse che il pubblico è in grado di fornire. Il che potrebbe significare maggiori posti di lavoro e maggiori opportunità nel sociale. E, in ultima analisi, trasformare il lavoro buono anche in un buon lavoro.