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Ancora buono il rapporto qualità/prezzo della sanità italiana

, di Fabio Todesco
Spesa in crescita e trasferimento dell’assistenza dall’ospedale al territorio le criticità evidenziate dalla comparazione internazionale di “Salute e sanità a confronto. Indicatori Ocse 2005”

AA.VV.
Salute e sanità a confronto
Indicatori Ocse 2005


Milano, Egea, 2006
176 pagine, 25 euro

Il sistema sanitario italiano, confrontato con quello degli altri paesi sviluppati, dimostra ancora un buon rapporto qualità/prezzo. A fronte di una spesa inferiore a quella di gran parte dei paesi Ue, i risultati di salute sono spesso migliori, evidenzia il rapporto Salute e sanità a confronto – Indicatori Ocse 2005 (Egea, 2006, 176 pagine, 25 euro).

La spesa sanitaria pro capite in Italia è leggermente inferiore alla media Ocse (2.258 dollari contro 2.394), in linea con quella britannica (2.231) e decisamente più bassa rispetto a Germania (2.996) e Francia (2.903). Dei paesi europei comparabili, la sola Spagna (1.835) spende di meno (Scarica Tabella 1). Il tasso di mortalità italiano (546 decessi l'anno per 100.000 abitanti) è, ciononostante, più basso di quelli di Spagna (560), Francia (569), Germania (621), Regno Unito (645) e Ocse (650) (Scarica Tabella 2). Altrettanto positivi i dati sulla vita media (solo gli spagnoli vivono qualche mese più di noi), sulla riduzione del fumo e dell'alcol e sull'obesità, che interessa l'8,5% della popolazione, un dato vicino a quello della Francia (9,4%), ma nettamente inferiore a Germania (12,9%), Spagna (13,1%) e Gran Bretagna (23%) (Scarica Tabella 3).

Il sistema italiano non sembra, però, correttamente strutturato per affrontare l'evoluzione demografica e dello stato di salute dei cittadini. Progettato per curare le manifestazioni acute, si trova a dover affrontare l'emergenza cronicità, come dimostrano l'invecchiamento della popolazione e il fatto che quella per i farmaci sia la componente di spesa sanitaria in più forte crescita. L'Italia, maglia rosa per la percentuale di popolazione anziana e maglia nera per la fertilità, soffre ancora di un eccesso di medici (4,1 per 1.000 abitanti, contro i 3,4 di Francia e Germania, i 3,2 della Spagna e i 2,2 del Regno Unito) (Scarica Tabella 4) e una carenza di infermieri (5,4 per 1.000 abitanti, contro i 7,3 della Francia, i 7,5 della Spagna, i 9,1 della Germania e i 9,7 del Regno Unito) (Scarica Tabella 5).

"Un sistema universale e solidaristico come il nostro", afferma Paolo Tedeschi, il ricercatore del Cergas Bocconi curatore della traduzione, "fa sì che le performance siano, comunque, apprezzabili". Così il numero di posti letto e i loro tassi di occupazione sono nella media e la durata della degenza è in riduzione e comunque inferiore a quella di Regno Unito, Spagna e Germania.

"Si evidenzia, invece, qualche problema di appropriatezza nell'utilizzo delle risorse", afferma ancora Tedeschi mostrando, per esempio, come l'Italia sia largamente prima al mondo per tagli cesarei ogni 100 nascite (36, contro i 24 della Germania, i 22 di Spagna e Regno Unito e i 18 della Francia) (Scarica Tabella 6) e come sia bassa l'incidenza del day care nelle operazioni di cataratta.

La spesa sanitaria, sebbene non alta per gli standard internazionali, è in crescita più veloce rispetto alle possibilità di finanziamento pubblico, in Italia come in quasi tutto il resto del mondo. Se, oggi, il 75% della spesa sanitaria, in Italia, è pubblica (Scarica Tabella 7), 15 anni fa ci si avvicinava all'80%. "Il privato è chiamato a partecipare alla spesa in modo sempre più significativo", chiosa Tedeschi, "ed è giunto il momento di pensare a una soluzione strutturale. Senza andare verso un'indesiderata privatizzazione della sanità ritengo che un sistema di fondi assicurativi aggiuntivi possa rivelarsi utile".

L'altra necessità è il trasferimento dell'assistenza (non più prevalentemente per acuti, ma per cronici) dall'ospedale al territorio, con una riqualificazione dei nosocomi e senza sperequazioni su base geografica.

La traduzione italiana del rapporto Health at a glance è stata realizzata dal Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale (Cergas) della Bocconi, che già nel 2004 aveva tradotto e reso disponibile in italiano il database Health data dell'Ocse.

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