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Anche l'Unione europea ha bisogno di un aiutino nazionale

, di Annaig Morin
Paolo R. Graziano, in un articolo pubblicato di recente su "Governance", evidenzia come l'attuazione di cambiamenti politici promossi dall'Unione europea necessiti di attori istituzionali e sociali nazionali favorevoli all'Unione

Gli stati membri dell'Unione europea hanno spazio di manovra per attuare politiche che possono essere a volte più e a volte meno allineate con quelle europee. Paolo R. Graziano (Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico) sostiene che la presenza di attori domestici che abbiano la volontà di facilitare il processo di europeizzazione determina quanto i cambiamenti delle politiche siano allineati con i dettami dell'Unione. Anche in casi in cui il disallineamento è equivalente, l'adattamento alle prescrizioni dell'Unione non è un processo automatico e richiede l'intervento di durature coalizioni di sostegno (all'interno delle quali possiamo trovare governo, sindacati, associazioni imprenditoriali ed esperti) in ogni stato membro.

Nell'articolo Europeanization and Domestic Employment Policy Change: Conceptual and Methodological Background (su Governance: An International Journal of Policy, Administration, and Institutions, 24, 3, 583-605, doi: 10.1111/j.1468-0491.2011.01533.x), Graziano testa l'ipotesi secondo cui maggiore è il disallineamento, o la differenza, tra le strutture della politica europea e di quella nazionale, più grandi saranno i cambiamenti di politica, a patto di avere sufficiente sostegno da parte di attori nazionali chiave. L'autore approfondisce l'analisi comparativa del processo di adattamento alle politiche europee per l'occupazione in due paesi: Italia e Francia. Nel corso degli anni '90, l'Unione europea ha adottato una specifica strategia per lo sviluppo di una coerente Strategia europea per l'occupazione caratterizzata da quattro pilastri: obiettivi quantificabili, con particolare riferimento al tasso di occupazione; la flessibilità (e poi flexicurity) come ben definito principio guida; una procedura non gerarchica e uno strumento finanziario europeo dedicato, il Fondo sociale europeo. Sia Italia che Francia erano caratterizzati da un forte disallineamento rispetto alla Strategia europea per l'occupazione, con obiettivi mal definiti, la sicurezza del lavoro come principio guida, procedure gerarchiche e strumenti finanziari nazionali.

Un'approfondita analisi delle riforme del mercato del lavoro intraprese in Italia e Francia dall'inizio degli anni '90 spinge Graziano a concludere che in un lasso di tempo di 20 anni l'Italia ha vissuto grandi cambiamenti che hanno riguardato ogni aspetto della politica dell'occupazione. Da politiche tradizionalmente passive, l'Italia si è mossa in direzione di un policy-mix più equilibrato incentrato sul principio dell'attivazione. Sono state adottate nuove politiche ispirate al principio della flessibilità e gli obiettivi principali, identificati a livello europeo, sono stati quantificati. Al contrario, nonostante alcuni segnali di cambiamento, in Francia prevalgono ancora le politiche passive. Riforme in linea con i dettami europei, e dunque il processo di convergenza, sono state più limitate che nel caso italiano.

Italia e Francia evidenziavano lo stesso grado di disallineamento dalla struttura della politica europea prima della Strategia europea per l'occupazione. Il fatto che l'europeizzazione abbia indotto rilevanti cambiamenti di politica in Italia, mentre in Francia sono intervenuti solo cambiamenti limitati, si spiega con l'ampio consenso riscontrato in Italia tra gli attori istituzionali e sociali rispetto alle linee guida dell'Unione.

Inoltre, è aumentato con il tempo il favore per la Strategia europea per l'occupazione da parte di numerosi attori sociali italiani, compresi i sindacati e le associazioni imprenditoriali. In più, gli esperti italiani, e soprattutto la Banca d'Italia, hanno svolto un ruolo cruciale per inserire nell'agenda politica nazionale le idee europee. In Francia la Strategia europea per l'occupazione godeva di minore favore presso gli attori istituzionali (particolarmente il governo) e sociali. Solo i governi di destra si dichiaravano favorevoli ai dettami europei, ma anche in quei casi le iniziative del governo venivano spesso bloccate dagli interessi sociali attraverso scioperi e prove di forza. Graziano, dunque, mostra che l'intensità del cambiamento determinato dall'Unione dipende in modo cruciale dalle preferenze di attori domestici chiave e spiega perché Italia e Francia abbiano scelto differenti politiche pur essendo sottoposte alla medesima pressione di adattamento all'Unione europea.