All'imprenditore serve coraggio e fortuna
I consigli da trarre da un'esperienza di imprenditore lunga più di 50 anni sono tanti ma agli studenti Carlo De Benedetti, oggi presidente del gruppo Espresso e presidente onorario di Cir, ha citato tra i più importanti l'avere coraggio, il conoscere le persone, il sapere utilizzare la finanza ma anche l'avere fortuna. De Benedetti è intervenuto al ciclo di incontri sul mondo imprenditoriale organizzato dal Centro Enter (Centro di ricerca su imprenditorialità e imprenditori) per celebrare il centenario della Teoria dello sviluppo economico di Schumpeter che poneva al suo centro proprio l'agire imprenditoriale e l'imprenditore come animatore dell'attività innovativa.
"La mia prima fortuna è stata di nascere in una famiglia imprenditoriale con un padre di grandi qualità umane e professionali che ci ha tra l'altro introdotto in modo naturale al mondo del lavoro, portandoci per esempio la domenica mattina in fabbrica come altri andavano al parco", ha esordito De Benedetti.
L'anno scorso Carlo De Benedetti ha donato a titolo personale tre milioni di euro all'Università Bocconi per istituire la Cattedra Rodolfo Debenedetti in Entrepreneurship proprio per onorare la memoria di suo padre Rodolfo.
De Benedetti ha poi ripassato le tappe della sua carriera imprenditoriale, dagli inizi nella fabbrica di famiglia, la Compagnia Italiana Tubi Metallici, passando per gli anni del boom, alle difficoltà della Torino degli anni '70 con il terrorismo, ai suoi travagliati sei mesi come amministratore delegato della Fiat ("un incarico che fu un errore accettare"), alla fondazione e crescita della Cir e il passaggio poi in Olivetti.
Ha ricordato così i successi guidati da atti di coraggio, come il reinventare il core business della Olivetti, passando dalle macchine da scrivere ai personal computer, o l'indebitarsi per vincere la gara per la licenza per i servizi di telefonia mobile che diede vita a Omnitel, ma anche gli errori commessi, come l'avere incontrato Steve Jobs nel suo garage e aver declinato l'offerta di entrare nel capitale della nascente Apple.
"L'imprenditore deve avere fortuna, come l'ho avuta Io in più occasioni", ha sottolineato De Benedetti, "ma deve anche avere grande coraggio e conoscenza delle persone, dei suoi collaboratori e delle motivazioni di chi lo circonda. L'imprenditore deve anche sapere usare la finanza, una leva fondamentale per la crescita. Ricordandosi però che l'imprenditore può imparare la finanza ma il finanziere non può imparare a fare l'imprenditore. È una cosa che non si insegna."
Guardando la situazione odierna De Benedetti ha rimarcato l'assenza della grande industria in Italia, "un elemento che è invece vitale per stare nella serie A dell'economia globale. Ed è un declino causato da una classe imprenditoriale e politica modesta che non ha saputo proporre gli uomini e le iniziative giuste con una necessaria visione di lungo termine."
E un consiglio per i giovani imprenditori di oggi? "Buttatevi nei settori della biotecnologia e nanotecnologia dove c'è ancora tanto spazio e prospettive infinite", ha detto De Benedetti. "Purtroppo però in Italia manca a sostegno dei giovani imprenditori una cultura di venture capital che è stata alla base di tutte le più importanti imprese nate negli Usa. L'Italia è un paese che non ama il rischio e non ha pazienza".