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Alliance fa volare le idee degli studenti

, di Andrea Celauro
Partito oggi, attraverso il lancio di centinaia di palloncini con messaggi degli universitari, il progetto teso a immaginare la didattica del futuro

In alcune culture orientali l'arancione è il colore della concentrazione, ma anche della creatività e della fiducia in se stessi. Un colore perfetto per i 1.400 palloncini che, negli atri di via Sarfatti e del Velodromo, sono stati fatti volare oggi dai tanti studenti che hanno aderito a 2020@B – Students imagine the future of learning. Centinaia di palloncini arancioni per concentrarsi e liberare la creatività e le proprie idee su come potrebbe essere la didattica del futuro, consigli su come innovarla ma anche esempi di eccellenza sperimentati altrove. I desiderata degli studenti saranno raccolti e analizzati da BETA, il Centro Bocconi nato per supportare le attività didattiche, e dai rappresentanti degli studenti e saranno il punto di partenza per la progettazione dell'università del futuro.

L'iniziativa ha segnato l'avvio di Alliance, il più ampio progetto dell'Università che mette insieme le competenze di docenti, studenti e personale della Bocconi per migliorare la didattica e l'apprendimento in università. Una collaborazione che è fondamentale per potenziare i metodi di insegnamento: "La didattica non è solo nella testa dei docenti, ma è frutto dell'interazione con i fruitori, gli studenti, e con le strutture che la rendono possibile", spiega Luigi Proserpio, presidente di BETA. "Per essere efficace, un metodo didattico deve essere il risultato della collaborazione di queste tre dimensioni. E metodi didattici efficaci fanno la differenza tra gli atenei, migliorandone l'attrattività". L'apporto della generazione Y, quella degli studenti, quella che non usa il web ma lo costruisce giorno per giorno, è elemento chiave. Alcuni dei commenti lasciati volare dai ragazzi mettono in luce proprio il bisogno che la tecnologia che sperimentano nella quotidianità entri a pieno titolo anche nelle loro attività universitarie. "Vorrei che se ne facesse un uso maggiore in aula", dice Riccardo, al primo anno della specialistica in International management. E tornando sulla collaborazione tra docenti e studenti, sottolinea: "Sarebbe interessante trovare insieme nuove forme per la didattica, aumentando il nostro coinvolgimento e non limitando il metodo alle lezioni frontali". Gli fanno eco Chiara e Lucrezia, al terzo anno di Giurisprudenza, che aggiungono: "Ci piacerebbe una didattica che vada nella direzione di una maggiore personalizzazione e uno studio ancora più basato sull'attività di aula e sulle esperienze sul campo". Tutti poi concordano sull'importanza dell'ambiente universitario e, da questo punto di vista, eventi come 2020@B sembrano andare nella direzione giusta: "È un'iniziativa che ci coinvolge in modo divertente, che rafforza il rapporto forte e umano tra università e studenti", chiosa Francesco, al secondo anno del Clapi.