Contatti

Ackermann: un'Europa unita per superare la crisi

, di Tomaso Eridani
Il ceo di Deutsche Bank ha incontrato gli studenti Bocconi e ha illustrato come l'Europa e la sua industria finanziaria devono affrontare i cambiamenti più recenti

I cambiamenti che la crisi finanziaria ha apportato all'Europa e al suo settore finanziario sono stati monumentali e non si possono solo accettare ma vanno affrontati in modo deciso e unito. Questo il pensiero di Josef Ackermann, ceo di Deutsche Bank e membro dell'International advisory council della Bocconi, illustrato nell'incontro 'Europe and the financial industry: adjusting to a new world', organizzato lunedì dal Servizio Rapporti con le imprese - Direzione sviluppo, in cui ha incontrato gli studenti della Bocconi.

Introdotto da Guido Tabellini, rettore della Bocconi, e Francesco Saita, dean della Graduate school, Ackermann ha esordito sottolineando come l'invito a parlare in Bocconi sia testimonianza della partnership strategica tra Bocconi e Deutsche Bank, una partnership che è anche evidenza del fatto che l'istituto tedesco creda nell'Italia.

Ackermann ha poi spiegato che la sua lecture si sarebbe incentrata sugli aggiustamenti che l'Europa e la sua industria finanziaria devono affrontare per allinearsi ai nuovi scenari del dopo crisi. Nuovi scenari che Ackermann ha illustrato citando alcuni dati: nel 1999 le banche europee rappresentavano il 42% del totale della capitalizzazione di mercato delle prime 25 banche del mondo - percentuale scesa al 14% a inizio 2012.E il volume delle ipo sulle tre borse cinesi nel 2011 era tre volte quello sulle borse europee.

Accettare l'inevitabile non è sufficiente, ha ammonito Ackermann, e l'Europa deve correggersi e adattarsi con decisione a questi cambiamenti fondamentali. L'Europa ha perso la fiducia degli investitori e il suo standing ha subito un colpo forte, ha spiegato Ackermann, augurandosi che gli effetti della crisi servano come sveglia a quelli che detengono responsabilità in Europa. E solo un'Europa unitale consentirà di conservare un'influenza a livello globale e di partecipare alla definizione di nuove regole globali.

Come primo ostacolo, ha affermato Ackermann, va affrontata la crisi del debito in Europa. E ha sottolineato che chi interpreta la pressione dei mercati sui paesi indebitati come una sconfitta per la democrazia ha torto. Non sono gli investitori e le loro richieste a minare la democrazia, ha spiegato, ma il debito eccessivo. Augurandosi poi che l'euro non si trasformi da simbolo di integrazione a simbolo di divisione, antagonismo e nazionalismo e che i paesi europei si attrezzino per affrontare un dibattito su un nuovo fondamento costituzionale per l'Unione.

Ackermann ha poi illustrato in dettaglio i cambiamenti in atto specifici dell'industria finanziaria. Un'industria, secondo lui, che sarà più capitalizzata, meno rischiosa, più concentrata, meno internazionale e, in genere, meno redditizia. Che sarà molto diversa da quella precedente al 2007 ma che dopo la crisi potrebbe emergere più forte e più sana.

Ackermann ha concluso raccontando che nei decenni della sua carriera ha avuto esperienza di molte crisi che si sono poi rivelate punti di svolta in meglio e si è detto pienamente convinto che l'Europa e la sua industria finanziaria possano emergere più robuste dalle riforme. E che tra quelli che rimetteranno in pista l'Europa ci saranno anche alumni della Bocconi.

L'incontro si è concluso con le domande degli studenti rivolte a Ackermann.