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Video senza frontiere

, di Marco Bassini - docente presso il Dipartimento di studi giuridici
Con l'arrivo di Netflix e di altri operatori sul mercato europeo serve una revisione delle regole

Con l'arrivo di Netflix in Italia, sempre più spesso si sente parlare degli Ott, Over the top. Sebbene questa nozione non abbia cittadinanza giuridica, essa indica gli operatori che utilizzano Internet per fornire servizi e contenuti multimediali. Esistono però altre categorie, codificate dall'ordinamento, prossime o talvolta coincidenti agli Ott. La prima è quella degli Internet service provider. Di derivazione europea (la direttiva è del 2000), questa categoria comprende i prestatori di servizi di vario genere: dai motori di ricerca ai servizi di hosting alla base di piattaforme user-generated-content, che consentono la condivisione di contenuti fra utenti. Caratteristica di questi operatori è la neutralità rispetto a quanto veicolato. Gli Ott sono accostati più spesso ai fornitori di servizi di media audiovisivi, categoria introdotta da una direttiva dell'Unione europea del 2010, che però non si occupa specificamente della trasmissione di contenuti via Internet. La nozione di fornitori di servizi di media designa i broadcaster che esercitano una responsabilità editoriale. L'accostamento ai servizi di media audiovisivi è più ricorrente perché nella maggior parte dei casi gli Ott utilizzano la rete per veicolare contenuti. Molti di loro, tuttavia, non sono sottoposti alle regole europee perché stabiliti al di fuori dell'Unione, soprattutto negli Usa, terreno fertile grazie a una disciplina più favorevole.

Di qui la carenza di un comune quadro regolamentare: l'ambito di applicazione della direttiva, infatti, comprende il territorio dell'Unione europea. E la direttiva si basa sul principio del paese d'origine: una volta che l'operatore soddisfi i requisiti previsti dallo Stato in cui ha sede, può trasmettere liberamente (con poche eccezioni) i suoi programmi nell'Unione. Se l'operatore ha sede in paesi terzi, però, non dovrà sottostare ai vincoli e agli obblighi previsti dalla direttiva. Questa situazione ha condotto diversi operatori a sfruttare questa lacuna, occupando il mercato europeo senza dover osservare le regole dettate per i fornitori qui residenti. Sono state soprattutto le autorità di settore, come Agcom in Italia, a segnalare le possibili distorsioni concorrenziali che derivano da questa asimmetria regolamentare, sollecitando le istituzioni europee a un intervento che garantisse un level playing field, ossia condizioni di parità per tutti i soggetti che esercitano la medesima attività. Non è un caso che pochi mesi fa la Commissione europea abbia svolto una consultazione pubblica finalizzata alla revisione della direttiva sui servizi di media audiovisivi che potrebbe condurre ad assoggettare gli Ott stabiliti Oltreoceano alle regole europee.

Ne sapremo di più nei prossimi mesi: ciò che è certo è che ogni modifica della cornice legislativa, se per un verso dovrà mirare a risolvere ogni possibile distorsione, riducendo lo spazio per forme di arbitraggio regolamentare, per altro verso non dovrà trasformarsi in un deterrente che scoraggi gli Ott a rivolgere la propria offerta e stabilire la sede del proprio business in Europa.