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Usa. Oltre l’esclusione di giovani e deboli

, di Eleonora Corsalini - ricercatrice del Cergas Bocconi, Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale
Sanità. Penalizzato chi pensa di stare bene o guadagna troppo per la copertura pubblica ma poco per quella privata

Il proposito del presidente Obama di riformare la sanità negli Stati Uniti era senz'altro auspicabile, ma risulta assai ambizioso e di difficile implementazione. Quello americano è, infatti, un sistema altamente frammentato (esistono svariati programmi di copertura, privati e pubblici, amministrati in modi diversi nei 50 stati) e presenta due principali criticità: una spesa sanitaria elevatissima insieme alla presenza di grosse fette di popolazione sprovviste di assicurazione medica.

Il grafico mostra chiaramente come da qualche decennio il controllo dei costi sanitari rappresenti un'emergenza per gli Stati Uniti. Esso visualizza il tasso di crescita della spesa sanitaria totale, pubblica e privata, nell'ultimo quarantennio come percentuale del pil del paese. Per gli Usa è stato utilizzato un macroaggregato che comprende le polizze assicurative (per lo più offerte dai datori di lavoro) e i programmi pubblici di copertura per diverse categorie (anziani, indigenti, bambini, militari, veterani). Partendo da una situazione di sostanziale parità con paesi come il Canada (negli anni Sessanta) e la Germania (negli anni Settanta), gli Stati Uniti hanno gradualmente e costantemente perso il controllo sui costi del sistema e la spesa ha assunto dimensioni spaventose, fino a rappresentare oltre il 15% del pil (nel 2006) e la più grande spesa sanitaria del mondo (Oecd 2009): in valori assoluti, si tratta di oltre 2.000 miliardi di dollari (quasi quanto tutto il pil dell'Italia). L'anormalità della spesa sanitaria americana si mantiene anche in termini relativi: nel 2006, con oltre 6.600 dollari per cittadino, la spesa pro-capite statunitense era doppia rispetto a quella degli altri paesi del G7 (il dato pro-capite italiano era intorno ai 2.500 dollari). Purtroppo, a questo ingente investimento di risorse non corrisponde una copertura universale della popolazione. Nel 2007 i cittadini americani senza un'assicurazione per le spese mediche erano oltre 40 milioni, cui si aggiunge una discreta percentuale di popolazione "sotto-assicurata" (circa 24 milioni di persone), ovvero provvista di una polizza che copre solo parzialmente i costi del bisogno di salute. Dal profilo socio-demografico dei non-assicurati emerge che sono diverse le categorie che rischiano una vita senza una polizza sulle spese sanitarie: sono per lo più giovani tra i 19 e i 29 anni (oltre il 50%), persone con reddito medio-basso (sotto i 20.000 o tra i 20.000 e i 40.000 euro) e di origine ispanica (45%) o afro-americana (30%). Considerato che gli anziani (over 65) e i bambini sono quasi interamente coperti da programmi pubblici, questo è un sistema che esclude chi si sente sano e forte (i giovani) e, dunque, non bisognoso di cure mediche, e alcune fasce deboli della società, a cui non viene offerta copertura dai datori di lavoro e che percepiscono un reddito troppo basso per il pagamento individuale di una polizza e troppo alto per rientrare nei programmi assicurativi pubblici. Si stima che il numero dei non-assicurati stia aumentando al passo di un milione l'anno, parallelamente al crescere della spesa: i costi lievitano, le compagnie assicurative aumentano le polizze, i datori di lavoro smettono di offrire la copertura ai propri dipendenti o chi si assicura privatamente non riesce più a sostenere il costo e rinuncia ad avere un'assicurazione, è proprio il caso di dirlo, sulla qualità della propria vita. Un circolo vizioso, insomma, in cui l'incapacità di gestire i costi provoca l'esclusione dal sistema delle categorie che più necessiterebbero di protezione.In ultimo, ma non per importanza, i cittadini americani hanno un'aspettativa di vita alla nascita più bassa di quella che si prospetta agli europei e molto varia a seconda che si considerino residenti bianchi o di altra razza.

Fonte: OECD Health Data 2009