Una medaglia a Radio Bocconi
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Alfredo Rota |
Guardarla da vicino, girarla e rigirarla tra le mani come fosse propria è un'emozione davvero grande. Stiamo parlando di una medaglia olimpica, il bronzo che Alfredo Rota, 33 anni, ha conquistato nella spada a squadre a Pechino lo scorso agosto. La seconda dopo l'oro nella medesima specialità vinto a Sydney nel 2000, le tappe più alte di una carriera che registra anche una Coppa del Mondo nel 2003-2004, un argento ai Mondiali nel 2007 più due bronzi agli Europei oltre a numerosi titoli italiani. Alfredo Rota, uno degli atleti più medagliati dello sport italiano, è stato ospite oggi pomeriggio di Sport Club, la trasmissione sportiva di Radio Bocconi condotta da Daria Buonfiglio, Chiara Galli e Riccardo Mucci, assieme a Luigi Arturo Bianchi, professore di Diritto commerciale in Bocconi e un passato agonistico nella scherma, specialità sciabola.
"Ho capito molto presto che la scherma sarebbe diventata la mia professione", dice Rota, "sono entrato in palestra a 6 anni e con le prime gare e i primi successi era chiaro che ci fossero la passione e il talento per costruirsi una buona carriera". "Anch'io ho iniziato in tenera età e ho disputato vari campionati giovanili", spiega Bianchi, "ma quando ero sul punto di fare il salto di qualità la mia vita ha preso altre strade. Diciamo che la scherma per me è stato un grande amore non completamente corrisposto".
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Luigi Arturo Bianchi |
La scherma è uno sport individuale, dove misuri subito il successo e l'insuccesso, non puoi fingere né con gli altri né con te stesso, è in un certo senso spietata. "E' inutile cercare scuse", dice infatti Rota, "quando perdi una gara sai benissimo perché è successo. Può sembrare strano, ma uno dei ricordi più belli che ho è quello di Atene 2004. Ero il grande favorito per l'oro ma fui sconfitto al primo turno. Al momento è stata una delusione, ma da lì sono ripartito per vincere il bronzo di Pechino".
"La scherma ti pone di fronte a te stesso", prosegue Bianchi, "misuri subito il tuo rendimento. Anche la sconfitta, come ha detto Rota, può essere di grande insegnamento. Lo stesso può avvenire nella vita professionale, anche se in questo caso è tutto meno immediato".
La scherma, come altri sport, gode di grande popolarità a ridosso della scadenza olimpica, poi l'interesse cala. Perché? "Perché manca managerialità in Federazione", dice Rota, "ci vorrebbero dirigenti con una formazione professionale specifica, invece in molti sport i ruoli di responsabilità vengono ricoperti da ex atleti, appassionati ma poco preparati. Questo è un grosso limite". "In molti casi essere presidente di una Federazione sportiva aiuta nella carriera politica o negli affari privati", riprende Bianchi, "ecco perché può attirare personaggi che poi non fanno il bene dello sport che rappresentano".
Un'Olimpiade è la massima esperienza per un atleta, qual è per te l'immagine simbolo, il ricordo che ti viene in mente quando pensi alle tre edizioni alle quali hai finora partecipato? "Il luogo che per me meglio simboleggia i Giochi Olimpici", sorride Rota, "è la mensa. Vedere tutti gli atleti, da campioni milionari come Messi e Bryant al più modesto atleta della disciplina meno conosciuta, in fila con il proprio vassoio è un'immagine che rappresenta al meglio lo spirito olimpico. Lì, davvero, tutti gli sport sono uguali".