Un modello intrinsecamente iniquo
Il modello della massimizzazione del valore per gli azionisti e' intrinsecamente iniquo. L'impresa e' uno dei tanti soggetti che compongono la societa' e come tale deve avere obbiettivi compatibili e non nocivi nei confronti degli altri attori. L'impresa deve rendere conto non solo al "capitale" ma a tutti i suoi costituenti che ne permettono l'esistenza, quindi alla forza lavoro, ai creditori, ai fornitori/clienti e piu' in generale allo Stato (inteso soprattutto come l'insieme dei taxpayers, che in situazioni di crisi come quella attuale e' costretto ad aiutare l'impresa). Vi sembra giusto che l'azionista intaschi decenni di dividendi (escludendo quindi i guadagni in conto capitale dati dall'aumento del valore delle azioni) e poi in situazioni di crisi sia la collettivita' ad accollarsi le perdite (vedi gli innumerevoli aiuti dello Stato alle imprese), per di piu' lasciando l'azionista proprietario dell'azienda? A me sembra semplicemente uno sforzo a legittimare le usurpazioni dei "forti" con teorie economiche dalle dubbie basi spacciandole per assiomi (assioma è una proposizione o un principio che viene assunto come vero perché ritenuto evidente), sulla scia delle teorie neoliberiste osannate da Milton Friedman che tanti danni e ingiustizie hanno provocato nel mondo negli ultimi 40 anni. Adesso mi chiedo se l'autore (come tanti forse troppi professori in tutto il mondo) sostene tali tesi per presa di posizione e quindi con malafede o per semplice ignoranza... ...ai posteri l'ardua sentenza...