Un microsimulatore per valutare le riforme
Una delle ragioni dell'intervento dello stato in economia è modificare la distribuzione del reddito per renderla più vicina possibile a un'idea di equità condivisa o per lo meno desiderata dalla maggioranza di governo. Proprio per questo, tra gli aspetti da considerare quando si valuta qualsiasi riforma che influenzi la distribuzione del reddito di una società, si dovrebbe prendere in esame l'effetto di tale riforma sulla disuguaglianza e sul livello di povertà di un paese.
In Italia si discute da tempo dell'opportunità di introdurre il sistema del quoziente famigliare alla francese (che considera, ai fini fiscali, il reddito complessivo della famiglia ridotto in ragione del numero dei suoi componenti), in luogo del vigente sistema di tassazione su base individuale, come incentivo alla fertilità e sostegno alle famiglie. Tale sistema da una parte garantisce, a parità di reddito famigliare, un carico fiscale inferiore alle famiglie più numerose. Dall'altra, a parità di dimensione famigliare, garantisce sconti d'imposta maggiori alle famiglie più ricche. Degli effetti potenzialmente regressivi dell'adozione del quoziente famigliare poco si parla. Eppure dovrebbe anche questo essere un elemento cruciale. Se volessimo analizzare rigorosamente gli effetti sulla distribuzione del reddito di una simile riforma, di che cosa avremmo bisogno? Innanzitutto di microdati sulla popolazione, che riportino informazioni anagrafiche, composizione dei nuclei famigliari e redditi percepiti da ciascun membro suddivisi per categoria (redditi da lavoro, d'impresa, interessi, dividendi, trasferimenti). Per una valutazione ex-post degli effetti di questa riforma basterebbe confrontare i dati sulla distribuzione dei redditi raccolti prima e dopo: in questo modo, però, potremmo soltanto commentare gli effetti di una riforma già attuata. Ciò potrebbe avere importanza nel dibattito elettorale, ma non ha nessun potere nel prevenire l'implementazione di riforme che aumentano povertà e diseguaglianza. Sarebbe invece ottimale poterne conoscere l'effetto prima che la politica sia implementata, e magari comparare gli effetti di diverse proposte di riforma, per scegliere la migliore. Per un'analisi ex-ante, bisogna simulare l'effetto dell'applicazione delle riforme sui microdati esistenti. Abbiamo cioè bisogno di un programma di micro simulazione, un programma che, a partire dai dati esistenti, cambiando parametri o, come nell'esempio del quoziente famigliare, lo schema di applicazione delle imposte, dia una distribuzione finale fittizia da analizzare per valutare l'impatto dei cambiamenti sullo status quo. Infine, sarebbe desiderabile che tali analisi potessero essere svolte in tempi brevi, affinché la discussione sulle riforme possa essere arricchita con i risultati delle analisi stesse. Per cercare di introdurre un simile processo virtuoso nell'iter parlamentare, serve uno strumento rigoroso, di facile fruizione, e che offra risultati immediati e chiari da analizzare. L'importanza di un simile strumento è stata compresa anni fa a livello europeo con il lancio di Euromod. Basato all'Università di Essex, Euromod è un programma di micro simulazione sui paesi dell'EU27 che nasce dall'esigenza di valutare gli effetti di imposte e trasferimenti sul reddito delle famiglie (e sugli incentivi al mercato del lavoro), e di consentire un'analisi comparata a livello europeo. In Econpubblica c'è il team che si occupa del completamento del programma Euromod per l'Italia: avremo uno strumento che permette di valutare l'effetto delle politiche attuali e di studiare le conseguenze di eventuali riforme su povertà, diseguaglianza, incentivi e bilancio dello stato. Ci aiuterà quindi a dire se l'introduzione del quoziente famigliare modificherà gli incentivi delle famiglie ad avere figli, se ciò accadrà o meno con un deterioramento nel grado di disuguaglianza e se costerà in termini di risorse al bilancio delle stato oppure no. Ci auguriamo che i politici abbiano voglia di cogliere la sfida.