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Un burattino di nome spread

, di Fabrizio Pezzani - ordianrio di programmazione e controllo nelle pubbliche amministrazioni
Il suo andamento è distonico rispetto ai fatti. Cosa c'è dietro?

Non passa giorno senza che i media non si richiamino alla dinamica dello spread e alle sue evoluzioni verso l'alto o il basso come se da lui dipendesse il nostro sistema socioeconomico e la sua finanza. Questo è vero perché il suo andamento ha realmente effetto sulla dinamica del debito pubblico e sui tassi di interesse che ne determinano l'evoluzione, ma la cosa che sorprende è l'attribuzione acritica a tale valore di essere la verità incontrovertibile dello stato di salute della nostra economia.

Fabrizio Pezzani

Così, anche se il suo andamento è palesemente distonico rispetto ai fatti, non ci si domanda il perché di asimmetrie inadeguate ma si cerca sempre di trovare spiegazioni giustificative, ad esempio la fiducia o la sfiducia dei mercati, e non ci si domanda mai se il nostro spread sia mosso e agitato ad arte da qualche burattinaio che, in ombra e nascosto dalla favola mitologica dei mercati razionali, persegue i suoi disegni di natura egemonica a scapito della verità.

Il tema richiede qualche riflessione esplicativa e anche un riscontro nei fatti per capire se i mercati sono razionali e quindi si devono solo vedere come verità assoluta o se invece per capirli bisogna guardare gli interessi di chi li governa.

I mercati non sono razionali, sebbene abbia fatto comodo farlo credere perché così si poteva perseguire più facilmente un modello socioculturale che faceva e fa della massimizzazione del profitto il suo fine ultimo e indiscutibile. Un modello che ha portato a una società con una conflittualità esasperata e a una concentrazione di ricchezza senza pari nella storia, in cui i diritti universali (libertà, uguaglianza, fraternità) dell'uomo sembrano essere stati cancellati.

L'economia è una scienza sociale e morale e non può essere studiata con l'abito mentale delle scienze positive come è stato fatto fino ad oggi;cioè soltanto in base a ciò che è misurabile, che è una fatale ed evidente limitazione. Se i mercati non sono razionali e non lo sono, lo spread non è un valore assoluto e infatti il suo andamento può essere strumentale a interessi esterni ai mercati.

I fatti: l'attenzione al nostro spread comincia a luglio del 2011 su dati del paese esattamente simili a quelli di gennaio dello stesso anno (le agenzie di rating dov'erano?); ad agosto comincia la guerra finanziaria che ha il suo apogeo a novembre quando il nostro burattino raggiunge i 600 punti base. La situazione del paese comincia a peggiorare infatti a gennaio del 2012 le agenzie di rating (gli altri burattini del teatrino) declassano nove paesi europei e il fondo salva-stati ma inspiegabilmente una settimana dopo lo spread scende a 400 bp e nessuno dice niente. Da quel momento a oggi sono peggiorati i conti pubblici, il debito, il rapporto debito/pil, la disoccupazione, il numero dei fallimenti, la povertà, il disagio sociale, l'instabilità politica e anche il giudizio guidato strumentalmente delle agenzie di rating, ma inspiegabilmente il nostro spread migliora sempre e oggi è simile a quello di agosto 2011, tra i 220 e i 240 base point.

Ma possibile che nessuno provi a farsi qualche domanda irrituale su una mistificazione evidente collegando i dati numerici e le loro variazioni con gli eventi storici a livello globale che si sono verificati in contemporanea?

Un modo diverso di leggere la storia e la dinamica finanziaria porta a pensare che il nostro spread continuerà ancora a essere basso contro ogni ragionevolezza razionale perché il rischio di un ulteriore attacco al paese porterebbe a fare saltare, con effetto domino, unbanco finanziario globale in cui il valore del dollaro è sempre più lontano dal valore dell'economia reale che dovrebbe rappresentare e forma una terribile bolla finanziaria che continua a gonfiarsi. Questo sì è un grave e preoccupante problema per tutti; un gioco di ombre e luci dei mercati che non può a lungo essere mascherato. Le alternative sono aperte in tutti sensi e si giocheranno al di fuori dei mercati finanziari inuna sorta di Armageddon di portata globale.