Contatti

Supervisione finanziaria e banche centrali: i miglioramenti che non hanno funzionato

, di Fabio Todesco
Gli effetti dei più avanzati meccanismi di supervisione sulla robustezza macroeconomica sono stati negativi, secondo un paper del Fondo Monetario Internazionale di Masciandaro, Quintyn e Vega Pansini. Gli argomenti per una supervisione macroprudenziale gestita dalle banche centrali

Dopo la crisi asiatica del 1997 si è assistito a uno sforzo globale per migliorare la supervisione finanziaria, come completamento dei cambiamenti nella regolamentazione. Sebbene diversi studi, prima del 2007, avessero fornito alcune, deboli, prove dell'impatto positivo che l'unificazione della supervisione e migliori meccanismi di governance avrebbero avuto sulla stabilità e salute del sistema, la crisi finanziaria globale esplosa nel 2008 ha fatto piazza pulita di ogni speranza, e i fallimenti della supervisione sono stati giudicati un fattore che ha contribuito alla crisi.

Donato Masciandaro (Dipartimento di Economia e Centro Paolo Baffi sulle Banche Centrali e e sulla Regolamentazione Finanziaria), in The Economic Crisis: Did Financial Supervision Matter? (IMF Working Paper No. 11/261, con Marc Quintyn, FMI, e Rosaria Vega Pansini) dimostra che l'unificazione della supervisione e i migliori meccanismi di governance sono associati negativamente alla robustezza macroeconomica e che lo stesso vale per la qualità della governance del settore pubblico e per il grado di liberalizzazione finanziaria, mentre il coinvolgimento delle banche centrali nella supervisione non ha avuto alcun impatto significativo. Gli autori sostengono, inoltre, che "fare supervisione attraverso due agenzie separate (una per la supervisione macroprudenziale, una per quella micro) potrebbe introdurre nel processo di supervisione i contrappesi necessari a rinforzare la governance", e che la banca centrale dovrebbe essere coinvolta nella supervisione macroprudenziale, ma non in quella micro.

A seguito della crisi asiatica, scrivono Masciandaro e i suoi coautori, sono emersi due trend alternativi nell'architettura dei processi di supervisione: verso una singola agenzia di supervisione, con la banca centrale specializzata nella politica monetaria, o verso una molteplicità di agenzie, con il profondo coinvolgimento della banca centrale nel processo di supervisione. Indipendenza, rendicontabilità, trasparenza e integrità erano i pilastri della nuova governance della supervisone, proposta per resistere alle diverse fonti di pressione lobbistica e appropriazione (da parte della politica, dell'industria, o interne alle agenzie). Gli studiosi, tuttavia, concordavano sul fatto che, nella supervisione, è impossibile raggiungere l'allineamento degli incentivi attraverso un efficace contratto principale-agente e che, perciò, si rendono necessari meccanismi atti a sostenere la disciplina di mercato.

Per l'analisi empirica gli autori impiegano un database sull'architettura e la governance della supervisione in 102 paesi, che consente di isolare gli effetti di queste dimensioni della supervisione sulla robustezza macroeconomica. Il loro modello, in quanto all'architettura, fa uso di due indicatori per il grado di consolidamento della supervisione (l'unificazione sotto lo stesso tetto di diversi tipi di supervisione) e il coinvolgimento della banca centrale, mentre utilizza un indicatore di indipendenza e rendicontabilità della supervisione per quanto riguarda la governance. Sia il consolidamento, sia la qualità della governance rivelano un impatto negativo sulla robustezza macroeconomica. Anche il favore che l'economia mostra per il mercato (approssimato dalla qualità della regolamentazione del settore pubblico e dal grado di deregulation finanziaria) ha un effetto negativo, mentre l'effetto del coinvolgimento della banca centrale nella supervisione è trascurabile.

Gli autori rispondono alla diffusa domanda di nuove proposte raccomandando un'architettura in cui sia istituita un'attività di supervisione macroprudenziale, distinta da quella microprudenziale (il modello delle cime gemelle) e suggerendo che la banca centrale dovrebbe svolgere un ruolo primario in questo nuovo campo, che necessita delle stesse informazioni che la banca già raccoglie per svolgere i propri compiti di politica monetaria. L'esistenza di due agenzie distinte, sostengono gli autori, potrebbe anche portare alla creazione dei contrappesi che ridurrebbero la possibilità di appropriazione, facendo aumentare i costi di transazione delle attività collusive e rendendo perciò meno pressante la necessità di un improbabile contratto a tenuta stagna.