Strage di Civitella, la Germania dovrà risarcire
La notizia è finita sulle prime pagine di tutti i più importanti quotidiani italiani. La Corte di cassazione ha condannato la Germania a pagare 800 mila euro come risarcimento ai familiari di due delle oltre 200 vittime della strage nazista di Civitella, in Toscana, avvenuta nel giugno del 1944. E' la prima volta che un tribunale italiano sancisce il principio in base al quale uno stato può essere chiamato in giudizio penalmente per responsabilità civile. La Germania ha fatto sapere che non pagherà.
Per Giorgio Sacerdoti, docente ordinario di Diritto internazionale all'Università Bocconi e presidente del tribunale d'appello della World Trade Organization, la questione non è però così scontata e alla fine un accordo, magari a livello di Stati, si troverà. Difficile, invece, che si possa arrivare a sequestri, si rischierebbero incidenti diplomatici.
"E' ovvio che, per l'opinione pubblica internazionale, il valore di questa sentenza è soprattutto simbolico, di principio", dice Sacerdoti. "La Cassazione ha inequivocabilmente stabilito che uno Stato risponde civilmente per i danni commessi da suoi rappresentanti e non può invocare l'immunità. In questo caso, in particolare, uno dei responsabili è stato condannato all'ergastolo e non ha nemmeno presentato ricorso".
La posizione della Germania è ferma: non paghiamo, l'abbiamo già fatto con gli accordi successivi alla fine della guerra. In realtà, lo Stato tedesco appare preoccupato dagli scenari che una simile sentenza può aprire, in particolare dall'eventualità di migliaia di altre richieste di risarcimento. Un rischio però remoto, come spiega Sacerdoti: "Questa sentenza è l'effetto di una causa penale contro un militare. Di cause simili in giro ce ne sono molto poche, anche perché, come abbiamo visto, sono state a lungo insabbiate. Ora perché riprendano serve che i responsabili siano ancora in vita, e per ragioni anagrafiche i casi non possono essere molti".
Per Sacerdoti, questo tipo di richieste si inquadra nel "principio dell'azione diretta delle vittime, come accaduto anche recentemente per le vittime di dittature (il caso di Pinochet in Cile) oppure nel caso delle vittime bosniache delle bande serbe. In quest'ultimo caso, però, Karadzic verrà giudicato e condannato, ma la responsabilità della Serbia è stata giudicata indiretta. Non ci sarà cioè un risarcimento ma solo una sentenza morale".
Anche Claudio Dordi, professore associato di Diritto internazionale in Bocconi, concorda sull'importanza della sentenza: "E' vero che ci sono stati accordi internazionali, successivi alla fine della guerra, proprio per regolare i danni causati dalla Germania alle vittime. Questa sentenza rappresenta però un'interpretazione evolutiva, sul piano giuridico, rispetto al passato, e apre la prospettiva di nuovi ricorsi ai tribunali che, se avranno lo stesso esito, influiranno sui rapporti diplomatici tra i due paesi. Il problema sarà fare eseguire le sentenze, e sono convinto che sarà la diplomazia a occuparsene, non sarà cioè un problema giuridico".