Signora eccellenza
Promuovere e premiare l'eccellenza appaiono, sempre di più, le preoccupazioni di molti sia nel settore privato che in quello pubblico. Farlo nell'ambito della ricerca è particolarmente difficile perché presuppone la misurazione e valutazione dei risultati, operazioni necessarie per distinguere ciò che è eccellente da ciò che lo è meno. Quando la ricerca è svolta da organizzazioni complesse quali gli ospedali, la cui missione è erogare servizi sanitari di qualità, la questione sembra complicarsi ulteriormente.
Gli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) sono un sistema di 43 strutture sanitarie, pubbliche e private accreditate, universitarie e non, che dovrebbero rappresentare l'eccellenza nella ricerca sanitaria del paese. Avere il riconoscimento di Irccs significa entrare in un'élite e accedere, insieme a relativamente pochi altri enti, ai fondi per la ricerca sanitaria erogati dal ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali. Un'analisi condotta dal Centro Cergas Bocconi ha rivelato che il ministero destina, attraverso due flussi chiamati rispettivamente di ricerca finalizzata e corrente, circa 300 milioni annui al finanziamento della ricerca sanitaria. Mentre la ricerca finalizzata è a bando, quella corrente viene distribuita annualmente per più dell'80% agli Irccs attraverso un complesso sistema di indicatori che ne dovrebbero misurare la performance. Tra gli oltre 20 indicatori utilizzati, il 50% del peso è attribuito all'impact factor totale (normalizzato per ambito disciplinare) delle pubblicazioni scientifiche dell'Irccs in quell'anno. Nonostante la volontà di associare a meccanismi di finanziamento un sistema oggettivo e meritocratico di valutazione, seguendo un modello di payment for performance, i dati mostrano come una serie di correttivi siano messi in atto da parte ministeriale al momento dell'allocazione delle risorse, attenuando la correlazione fra performance e finanziamento a favore di chi in effetti non è stato eccellente. Da ciò risulta che gli Irccs a più alta produttività scientifica (quelli da premiare, insomma) ricevono meno di quello che dovrebbero se il sistema di indicatori fosse applicato correttamente. Questi aggiustamenti riducono in parte la rigidità di un modello basato solo su indicatori ma introducono forti elementi di discrezionalità in un processo disegnato altrimenti per rendere il finanziatore e i destinatari dei fondi trasparenti l'uno all'altro. Al di là della validità di un approccio del tipo payment for performance nell'ambito della ricerca, lo studio del Cergas mostra che tale sistema fornisce al finanziatore ben pochi incentivi a svolgere una funzione di committenza qualificata, a stabilire priorità di ricerca o semplicemente a chiedersi quali siano le domande di ricerca a cui vorrebbe avere risposta. In altre parole, sembra più facile premiare un risultato finale coronato da un bell'impact factor piuttosto che capire il contenuto della ricerca e la rilevanza dell'argomento esplorato. Non possiamo far altro che suggerire cautela nell'utilizzo di questi sistemi di finanziamento e valutazione. Senza una riflessione congiunta tra chi finanzia e chi svolge ricerca su che cosa valga la pena ricercare oggigiorno per migliorare medicina, cure e sistema sanitari, tali approcci rischiano di non assolvere alla funzione per cui sono stati creati: indurci a concordare che cosa intendiamo per eccellenza e in che cosa lo vogliamo essere.