Contatti

Si sta peggio dove si e' eroso il capitale sociale

, di Fabrizio Pezzani - ordianrio di programmazione e controllo nelle pubbliche amministrazioni
Si fa troppa attenzione alle regole piuttosto che alla verifica della loro condivisione nei comportamenti

La crisi che sta toccando i sistemi economico-sociali a livello globale ha tra i suoi prodromi l'inadeguatezza dei sistemi di governance e di controllo ai diversi livelli: istituzioni internazionali, stati, istituzioni pubbliche e imprese. L'inadeguatezza dei sistemi di controllo e di governance è da collegarsi a due aspetti, uno di carattere culturale e metodologico e l'altro più legato a dinamiche relazionali.

Il primo aspetto si riconduce a un approccio positivista della cultura occidentale che ha ingenerato progressivamente l'idea della governabilità, anche nelle scienze sociali, dei comportamenti umani con modelli di razionalità ispirati alle scienze esatte, diffondendo una forma di autoreferenzialità che ha indebolito, in parte, un loro puntuale riscontro di evidenza empirica e facendo perdere di vista il contesto 'emozionale' che condiziona la presunta razionalità delle scelte. Il secondo aspetto, dipendente dal primo, è legato a un'eccessiva attenzione alle regole piuttosto che alla verifica della loro condivisione nei comportamenti operativi; i sistemi di controllo, infatti, funzionano nella misura in cui le persone li vedono come strumento per migliorare le condizioni di benessere delle istituzioni in cui operano; in caso contrario perdono valore motivante. Le conseguenze di questi due aspetti, in modo concomitante, hanno contribuito a sviluppare modelli fortemente individualistici e opportunistici antagonisti del bene comune; capitale sociale, che, infatti, è stato progressivamente eroso così come la sua capacità di ricostituirsi all'interno delle singole istituzioni. Questi meccanismi presiedono alla 'compensazione' di interessi economici e non economici spesso divergenti ma convergenti nel bene comune condiviso. È prevalso, in sostanza, l'interesse individuale a scapito del bene comune nei processi di produzione e di distribuzione della ricchezza. È necessario ripartire da queste considerazioni per ricostruire modelli di sviluppo economico e sociale che prendano atto delle correlazioni e delle interdipendenze tra capitale economico e capitale sociale. Le aree del nostro territorio, nord e centro con maggiore tenuta economica (alto capitale economico) sono quelle dove è diffusa la cultura della collaborazione (alto capitale sociale). Lo spirito di economia collaborativa è legato alla cooperazione di matrice politica e religiosa, a tradizioni di forte amministrazione pubblica (Emilia Romagna, Veneto e Nord-Est, Lombardia, Piemonte, Toscana, Umbria, Marche). Nei territori del Sud il basso capitale economico è tendenzialmente correlato a un basso capitale sociale e infatti i trasferimenti continui di risorse non servono a risolvere il problema strutturale perché non si riesce a ricostituire il sistema delle relazioni sociali. Nel nostro paese la diversità dei territori che orienta a una progressiva forma di federalizzazione e la struttura produttiva caratterizzata da imprese minori spingono a forme di 'competizione collaborativa' all'interno dei singoli territori tra i diversi attori presenti (pubbliche amministrazioni, imprese, banche) a causa delle loro strette interdipendenze e evidenziano come l'ottimo del singolo non coincida affatto con l'ottimo di sistema. Le politiche di sviluppo devono essere differenziate per territorio in relazione alle diverse dimensioni del capitale sociale e di quello economico. Pertanto il sostegno economico alle aree deboli non può più essere disgiunto da un'azione mirante a ricostituire contemporaneamente il sistema delle relazioni sociali (capitale sociale) per cominciare ad evidenziare un ritorno degli investimenti sotto il profilo economico, morale e sociale.