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Si fa presto a dire Europa

, di Fabrizio De Marinis
Dal diritto all'economia, dalle tradizioni alla storia: il percorso che porta all'unione del Vecchio continente è lunga e piena di ostacoli. Intanto, mentre il 9 maggio si festeggia la giornata europea, cresce la voglia di sentirsi europei

Le civiltà varcano i millenni. E l'Europa da secoli è la più prospera civiltà della terra e il maggiore esportatore al mondo dei più sofisticati prodotti tecnologici e industriali. E mentre l'empasse delle Cancellerie, tra Bonn, Londra e Parigi, sembra far intravedere limiti e ostacoli al grande sogno europeo, l'identità profonda del vecchio continente che, dal tempo di Anassimandro di Mileto, passando per Euclide, Pitagora, Leonardo, Galileo e Kant declina e articola la "Koinè" padroneggiando l'impresa, la filosofia, la scienza, il diritto, la musica, le arti, la tecnologia e la ricerca, continua il suo lavoro nell'amalgamare popoli e culture.

"L'essere europeo è una dimensione dello spirito e del fare, di una visione ordinativa ben

Giovanni Iudica

precisa e identificabile del Diritto, che affonda le sue radici nella vastità della storia di Roma e delle sue leggi, ancora oggi pienamente riscontrabile nel diritto angolosassone della Common law", riflette Giovanni Iudica, direttore del corso di laurea in giurisprudenza e docente in Bocconi di diritto civile e dell'arbitrato interno e internazionale, "un'identità ben precisa, del dare a Cesare quel che è di Cesare, chiaramente percepibile guardando l'Europa dalla Cina, dal Giappone, dagli Stati Uniti, dal Sud America, dal Canada o dal Medio Oriente. Troppo spesso si dimentica, distratti dagli eventi di cronaca politica quotidiana, la traccia profonda che da millenni ha costruito quello che siamo, il nostro modo di fare e di essere. I giovani devono avere ben chiaro in mente il momento contingente della crescita storica di un continente vasto quale è l'Europa di oggi, con tutte le sue difficoltà e le tensioni fisiologiche proprie dei grandi eventi epocali, e il lungo viaggio della civiltà europea che ha unito popoli e nazioni in una visione della cultura, della società, del pensiero critico quale motore dello sviluppo tecnologico sociale e industriale. L'Europa sta attraversando una sua nuova ricerca di identità, è vero, ma questo non deve spaventare. Si tratta di un processo fisiologico. L'Europa deve ancora superare le oppressività del Secolo breve, l'Ottocento della Società delle Nazioni, le sovrastrutturalità dei nazionalismi e dei trattati, per ritrovare un Diritto comune e un'antica identità, che dal Mediterraneo alle Fiandre, da prima del Rinascimento, hanno permesso alla civiltà europea di crescere, interscambiare e progredire".

Dall'Eurobarometro dell'estate 2005, il sondaggio voluto da Bruxelles dopo il doppio no franco-olandese al Trattato costituzionale - che secondo molti ha scosso non poco la fiducia degli europei nell'Europa e già effettuato nel giugno del 2003 e nel gennaio e novembre del 2004 - è emersa, invece, una grande unanimità tra gli europei circa la direzione da prendere. La gente non vuole meno Europa ma un'altra Europa. Per esempio, tre europei su quattro vogliono una politica di difesa comune. I due terzi degli europei vogliono una politica estera comune. Molti cittadini pensano anche che il progetto europeo debba procedere più velocemente in determinati settori. Solo in sette dei venticinque stati membri i cittadini ritengono che l'Europa, nel giro di qualche anno, avrà un ruolo maggiore nella sua quotidianità. E solo uno su sette se ne rammarica ed è del parere che tale ruolo debba essere minore. Inoltre, la stragrande maggioranza degli europei vuole che l'Europa si evolva fino a diventare un'unione politica. Allo stesso modo un'altra maggioranza è favorevole all'introduzione dell'euro in tutti i paesi europei. Soltanto in Danimarca, Grecia, Svezia, Malta e Regno Unito la maggioranza è contraria. L'Eurobarometro mostra anche, certo, che l'unificazione europea genera incertezze. Per esempio, tre europei su quattro temono che le opportunità di lavoro si sposteranno verso gli altri stati membri dell'Unione, in cui i costi di produzione sono più bassi. Quasi i due terzi dei cittadini europei temono un incremento del traffico di droga e della criminalità organizzata. E la stessa percentuale di cittadini, ritiene che il proprio paese stia spendendo sempre più per l'Unione Europea. Inoltre, per ben tre volte consecutive, in occasione dell'Eurobarometro, è stata chiesta a oltre 25mila cittadini dei 25 stati membri un'opinione sulla futura Costituzione europea. Una netta maggioranza ha invocato la necessità di una Costituzione, la creazione di un ministro per gli Affari esteri dell'Unione europea, la nomina di un presidente europeo e la concessione di maggiori poteri al Parlamento europeo.

In realtà, in base a questi risultati, non vi sono dubbi sulla direzione che i cittadini europei auspicano per l'Unione. Essi desiderano una maggiore integrazione, un'Europa che si assuma più responsabilità nel vasto teatro mondiale, nei confronti della Cina, degli Stati Uniti dell'Estremo Oriente e dei paesi arabi. Emerge, insomma, una maggioranza ampia di chi non vuole vedere sminuito e sottovalutato il ruolo dell'Europa contro una globalizzazione troppo invadente e spersonalizzante.

Carlo Altomonte

"Ogni visione semplicistica ha sempre battuto la via del riduttivismo e quindi della miopia", osserva Carlo Altomonte, docente incaricato in Bocconi presso l'Istituto di economia politica, dove insegna politica economica europea e macroeconomia. "Così, non sono d'accordo con chi suona la campana a morto ad ogni allarme sulle piccole e grandi crisi europee. Mettere d'accordo millenni di tradizioni diverse di popoli che spesso, nel corso dei secoli, hanno combattuto guerre furibonde, non è semplice. Ma i giovani devono percepire il respiro profondo di una civiltà, che unica al mondo declina egregiamente crescita economica, sostenibilità e coesione economica e sociale. L'orizzonte dei giovani deve aprirsi al vasto mondo delle opportunità dell'Europa, non autolimitarsi, cogliere il processo profondo di unificazione e distinguerlo dal contingente. Il presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha detto recentemente: Io mi sento prima livornese, poi toscano, poi italiano e infine europeo. E' un ottimo esempio d'europeità. Ogni giovane dovrebbe sviluppare con sicurezza una nuova cultura che s'impadronisca del vasto universo europeo e lo faccia proprio. L'Europa rappresenta un modello politico che per la prima volta nella storia dell'umanità sta fondendo nazioni costruite che, solo fino a qualche decennio fa, si sono combattute in guerre come i due conflitti mondiali. Eppure si tratta di mondi e realtà che da millenni si fondono e interagiscono e che hanno sedimentato un sentimento ed uno spirito europeo, soprattutto nella solidarietà e nella concertazione sociale. Non dimentichiamo che i prossimi fondi strutturali dell'Europa a 25 raggiungeranno i 300 miliardi di euro, un budget enorme che non provocherà certamente, come in molti con leggerezza sostenevano, le temute riduzioni dopo l'allargamento".Il rilancio dell'Europa richiede, insomma, una visione profonda e allargata, idee forti e uomini che abbiano la coscienza di cosa significa l'interesse comune europeo. Un interesse che era alla base dell'avvio del processo d'integrazione e che è ancora più rilevante oggi, in un mondo globalizzato, dove emergono nuovi protagonisti come la Cina e l'India. Ma soprattutto di giovani che come gli antichi europei non abbiano paura di scoprire la grandiosità dell'Europa.