Sei già dentro l’Happy Choir
Se all'inizio del percorso scolastico, al di là dell'ora di musica, il termine "nota" indica qualcosa da cui tenersi il più possibile lontano, una volta diventati studenti della Bocconi, sono altre le note che possono diventare importanti, aiutandoti anche a scoprire le tante opportunità che ruotano attorno all'essere studenti universitari.
Anche se forse non tutti lo sanno, infatti, da ormai tre anni in Bocconi è presente e più che mai attivo il progetto Mib (Musica in Bocconi), che dal 2005, anno della sua nascita ufficiale, promuove e diffonde la pratica musicale tra tutte le componenti del mondo Bocconi: studenti, docenti, dipendenti e laureati.
Jazz, classica, rock-pop, musica etnica... a consultare le pagine del sito dell'Università dedicate a questo progetto ce n'è per tutti i gusti. Anche per chi, ancora, le uniche note che conosce sono quelle, famose, lasciate su qualche vecchio diario. Stiamo parlando del Coro, che, proprio per presentarsi a chiunque abbia voglia di provare un'esperienza nuova e affascinante, mercoledì 12, dalle 18.15 alle 19.30, ha organizzato nell'aula N01, presso il Velodromo, un "Happy Choir" aperto a tutti coloro che vogliono curiosare un po' in questa bella realtà. Una realtà che, ad oggi, conta una ventina di elementi tra professori, studenti e impiegati che, in qualche modo, sono la voce dell'Università. Una voce da far sentire anche al di fuori delle mura dell'ateneo, basti pensare che l'ultimo impegno in ordine di tempo è stato niente meno che sul palcoscenico dell'Auditorium di Milano, dove, insieme al coro dell'Università Milano Bicocca e all'Orchestra Sinfonica Amatoriale "La Verdi per Tutti", ha preso parte a un concerto nel cui programma era inserita la messa n°2 in Sol maggiore di Franz Schubert.
Un traguardo eccezionale, ma che non deve spaventare chi, pur con poca esperienza musicale, avesse voglia di avvicinarsi a questa realtà, perché, a sentire il maestro Sergio Lonoce, lui sì diplomato al Conservatorio di Milano e da più di 20 anni insegnante di musica, che guida il coro fin dalla sua nascita, "con un po' di applicazione e l'entusiasmo di far parte di un bel gruppo, chiunque può farcela". E non deve spaventare nemmeno il fatto che tutti i coristi made in Bocconi abbiano sempre davanti agli occhi, mentre cantano, lo spartito, perché, spiega ancora il maestro "con l'abitudine, è normale che si crei una corrispondenza tra il segno grafico e l'espressione musicale: se vedi tante note piccole e nere vicine, sai che sono brevi, se le vedi belle larghe e bianche sai che devi tenere il suono più a lungo, ma sono automatismi puramente visivi, la maggior parte dei coristi se gli chiedi che nota sia quella che stanno cantando, non te lo sa dire".
"L'importante", continua Lonoce, "è la voglia. In questo siamo un po' tutti sbirillati, perché, pur di trovarci a cantare, proprio per il fatto di non essere dei professionisti dobbiamo togliere del tempo agli impegni di lavoro o di studio o famigliari. Ma è proprio questa, paradossalmente, la nostra marcia in più: il metterci sempre la passione, tirando fuori tutto quello che si ha". La conferma arriva da Mariabarbara, una corista, dipendente dell'Università, che pur abitando fuori Milano, quando deve provare si ferma volentieri fino a tardi, insieme a sua figlia, la "mascotte" del gruppo che frequenta ancora la quinta elementare. Il papà tutti i lunedì, uscita da scuola, la accompagna in Università e dopo le prove torna a casa, soddisfatta, con la mamma.
E i risultati di tanta dedizione e passione si vedono, e si sentono, basta chiedere a quei professori e quei rappresentanti dell'Università che erano tra le oltre mille persone presenti all'Auditorium di Milano in occasione dell'ultimo concerto del coro Mib, che non hanno potuto fare a meno di applaudire il risultato e l'entusiasmo dimostrato da tutti. Quello stesso entusiasmo che ogni lunedì sera si trasforma in canto dalle 18.30 alle 20, orario delle prove, anche se, conclude il maestro: "sono più le volte che pensiamo che dovremmo mettere in piedi una compagnia di cabaret, viste le risate e le gag che nascono dal piacere di stare insieme, piuttosto che un coro".
Il problema, se se ne vuole trovare uno, è che ogni anno c'è un forte ricambio tra i coristi, perché se lo zoccolo duro è formato da una decina tra professori e personale non docente dell'Università, la parte formata da studenti subisce molte variazioni a seconda di quanti si laureano, partono per gli scambi all'estero, cambiano corso di studi... Ma non per questo i coristi si danno per vinti, riuscendo sempre a trovare altri cantori che sostituiscano chi se ne è andato, convinti finalmente che, nella loro vita da studenti, sia arrivata l'ora di tornare a "prendere qualche nota", anche se, magari, non si sa che nota sia.