Se la legge è europea
Il divieto di riportare indicazioni ingannevoli sugli imballaggi dei prodotti alimentari (aiutando così i consumatori a scegliere alimenti sani e contribuendo a combattere l'obesità), il modello unico della patente di guida e l'obbligo di riciclaggio delle pile non sono che due esempi di recenti direttive e regolamenti europee che incideranno direttamente sulla nostra vita quotidiana. Su temi più rilevanti negli ultimi anni si segnalano la direttiva del 2004 che elimina gli ostacoli nazionali al diritto dei cittadini europei di circolare e soggiornare liberamente in tutta l'Unione, la direttiva del 2001 sui prodotti OGM e il regolamento del 2005 sulla responsabilità parentale.
Direttive e regolamenti sono stati previsti dal trattato che istituì la Comunità europea, il Trattato Cee firmato a Roma nel 1957, con il quale gli Stati membri, rinunciando parzialmente alla propria sovranità legislativa, hanno attribuito alle istituzioni comunitarie il potere di adottare atti normativi che sono direttamente applicabili e che prevalgono sul diritto nazionale. "Regolamenti e direttive sono indubbiamente gli strumenti normativi più incisivi a disposizione dell'Unione europea e possono dispiegare rilevanti effetti anche per i singoli cittadini," spiega Paola Mariani, docente di diritto dell'Unione europea all'Università Bocconi.
"Il regolamento è come una legge nazionale: è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente applicabile in tutti i paesi membri. Fatte salve eccezioni, decorsi venti giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea il regolamento entra in vigore. Il cittadino ha pieno diritto di pretendere da parte di chiunque il rispetto dei diritti derivanti dal regolamento e, in caso di violazione, ottenere tutela dal giudice nazionale" spiega Mariani.
In Italia, i regolamenti si pongono, infatti, sullo stesso piano (con pari rango) delle Leggi ordinarie e degli altri atti aventi valore di Legge (Decreti Legge, Decreti Legislativi, Leggi regionali, ecc.). Sul piano formale, i regolamenti devono essere firmati dal Presidente del Parlamento Europeo e/o dal Presidente del Consiglio dell'Unione Europea e pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell'unione europea.
Un recente regolamento sulle sostanze chimiche, per esempio, proteggerà dal 1° giugno 2007 i lavoratori e i consumatori, obbligando l'industria a sostituire sempre, ove sia possibile, le sostanze pericolose con prodotti alternativi più sicuri. Anche la riduzione delle tariffe di roaming applicate nella telefonia mobile in Europa è uno degli obiettivi dell'UE. Le tariffe, che erano esorbitanti - in media quattro volte superiori a quelle delle chiamate nazionali - hanno cominciato a diminuire ed è in fase di adozione un regolamento che mira a determinare una riduzione generale dei prezzi a partire dall'estate 2007.
"La direttiva, diversamente, vincola gli Stati a modificare il proprio ordinamento per armonizzare le normative nazionali in determinati settori. Grazie ad una ormai consolidata giurisprudenza della Corte di Giustizia, anche quando non viene data attuazione alla direttiva nei tempi previsti dalla stessa, lo Stato è comunque obbligato a garantire il rispetto dei diritti previsti per il singolo purché la direttiva sia sufficientemente dettagliata" spiega Mariani. La direttiva vincola lo Stato membro per quanto riguarda il risultato, lasciando gli organi nazionali liberi di disciplinare la materia coi mezzi legislativi che ritengono più idonei.
Secondo gli ultimi dati disponibili nel 2005 l'Unione europea ha adottato 134 regolamenti e 62 direttive. "Con il progressivo allargamento e l'aumento dei settori di competenza è sempre più urgente una riforma che renda più efficiente il processo di adozione di regolamenti e direttive nell'Unione" spiega Mariani.
"Per quanto riguarda la procedure di approvazione, regolamenti e direttive vengono adottate dal Parlamento europeo congiuntamente con il Consiglio in codecisione o dal Consiglio. La procedura legislativa dipende dalle norme del trattato per la materia in questione," spiega Mariani. Nella maggior parte dei casi (ad esempio in tema di trasporti, ambiente, protezione dei consumatori, ecc.) si applica la procedura di codecisione , con Parlamento europeo e Consiglio che svolgono congiuntamente il ruolo di legislatori UE, mentre per le questioni cosiddette sensibili (fiscalità, politica industriale, politica agricola, ecc.) il Parlamento europeo esprime soltanto un parere consultivo. I due terzi delle leggi comunitarie sono adottati congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
Quando si reputi che uno Stato membro abbia mancato all'adempimento o attuazione di una direttiva o regolamento la Commissione europea può avviare la procedura di infrazione. In fase preliminare lo Stato membro può presentare le sue osservazioni alle accuse che gli vengono mosse e la Commissione emette un parere motivato. Se lo Stato non si conforma a tale parere la Commissione dà avvio alla procedura avanti la Corte di Giustizia. Nel caso di accertamento della violazione, lo Stato ha l'obbligo di porre immediatamente rimedio. Se la Commissione ritiene che lo Stato membro perduri nella violazione si può giungere ad una nuova sentenza con condanna al pagamento di una somma forfettaria o di una penalità.
Nell'ottobre scorso, per esempio, la Commissione europea ha avviato una procedura d'infrazione contro l'Italia, e altri sette Stati membri, per la mancata presentazione dei piani nazionali sulla ripartizione delle quote d'emissione di Co2 per il periodo 2008-2012 richiesto dalla direttiva Ue sull'Emissions Trading, introdotta per attuare il Protocollo di Kyoto. L'Italia ha successivamente trasmesso a Bruxelles il suo piano.