Se Atena ti prende per mano
Demetra, Atena, Artemide, Hestia e Afrodite: cinque dee della mitologia, cinque figure ammantate di fascino e mistero che riportano all'essenza della femminilità. Ma anche cinque archetipi che, letti con gli occhi della modernità, possono fornire uno spunto per ripensare la propria condizione di donna. E' questo lo spirito che ha animato Un mito di donna – Immagini antiche per identità nuove, la lettura teatrale creata e animata da Laura Girelli, psicoterapeuta, e Patrizia Aroldi, attrice, e che si è tenuta ieri alla Bocconi nell'ambito delle attività del Laboratorio Armonia della Sda Bocconi.
In un'alternanza di pagine di autori del passato e contemporanei e delle riflessioni in prosa di Laura Girelli, dalla Grecia antica fanno capolino le cinque figure: c'è Demetra, dea del grano e della fertilità; c'è Atena, dea della saggezza, presente ovunque gli uomini creassero un embrione di società, quindi la generatrice di cittadine e cittadini; c'è Artemide, la vergine dea della caccia, che suggerisce il silenzio dei boschi e delle valli, la ricerca di nuove strade, ma ricorda anche una verità indelebile: "Artemide inizia le donne al sangue", narra Laura Girelli, "quello affascinante del parto, ma anche quello terribile della morte. Se vogliamo i suoi doni, dunque, dobbiamo guardare in faccia la nostra crudeltà di donne". E ci sono Hestia e Afrodite. La prima, dea del focolare e regina del silenzio della casa, "dea così improduttiva, così lontana dal fratello Ermes, dio del commercio. Dea che abbiamo fatto bene ad abbandonare, ma forse, nel farlo, abbiamo dimenticato la dignità di chi esiste per il fatto stesso di esistere", commenta Girelli. La seconda, dea dell'amore e della bellezza, forse la più famosa ma la meno compresa, usata dagli uomini solo per dare il nome a bordelli e beauty center. "Dov'è la grazia in tutto questo?", si domandano le autrici. "Afrodite non dà la bellezza, ma la grazia di guardare al mondo con sguardo bello. Bisogna ritrovare quel mistero che dei e uomini chiamano passione ed è con questi occhi nuovi che tutto ciò che amiamo prende vita".
"Le dee greche suggeriscono alle donne spunti per riflettere sulla propria identità", commenta Simona Cuomo, coordinatrice del Laboratorio Armonia, l'osservatorio Sda Bocconi sulla gestione della diversità nel mondo aziendale. "Per le donne è difficile trovare modelli attuali di leadership e spesso si dice che quelle che arrivano al potere conservino poco della propria femminilità. Attraverso il racconto di queste figure mitologiche, l'idea è quella di stimolare alla creazione di un'identità di leadership al femminile".
Nel pubblico, quasi completamente al femminile, si insinua un messaggio che arriva da un lontano passato, grazie anche alla lettura appassionata da parte di Patrizia Aroldi di brani di Ovidio, Pessoa, Nietzsche, Erri De Luca, Esiodo o Virginia Woolf, accompagnati da un sottofondo musicale. "Brani che vivono grazie allo schema musicale e archetipi che suonano come musiche nella nostra anima", come spiega l'attrice. E così, le cinque dee-archetipo scendono dal palco e prendono per mano le donne di oggi, continuamente in bilico tra i propri istinti profondi e le regole di una società mascolina e maschilista, e il viaggio attraverso il territorio simbolico diventa un percorso per ampliare la coscienza di sé: "Attraversando questi cinque territori", aggiunge la psicoterapeuta Laura Girelli, "vorremmo che le donne che ci ascoltano dessero voce alla loro identità più vera".