Contatti

A scuola di Giurisprudenza

, di Davide Ripamonti
La School of Law della Bocconi unisce le materie giuridiche con il background manageriale. E lo fa a 360 gradi, tanto che i suoi laureati trovano lavoro in 20 giorni

Patria, tra le altre cose, del diritto, in Italia le facoltà di giurisprudenza non mancano, né per numero, né per qualità. Quello che mancava, però, era una Scuola che sapesse coniugare due discipline sempre più strettamente collegate come l’economia e il diritto, nella consapevolezza che i moderni professionisti del diritto sono sempre più spesso coinvolti nelle attività gestionali delle aziende, degli enti e delle amministrazioni con i quali si trovano a collaborare. In questa ottica è nata la Scuola di Giurisprudenza dell’Università Bocconi, che unisce a una completa formazione nel campo del diritto un solido background amministrativo-manageriale e statistico quantitativo.

A spiegare le peculiarità del Corso di laurea magistrale in giurisprudenza, di durata quinquennale, è Giovanni Iudica, professore ordinario di Diritto civile e prorettore della Scuola di Giurisprudenza (dean della School of Law) dell’Università Bocconi: “Cominciamo dal fondo: se le statistiche dicono che il laureato Bocconi trova lavoro entro tre mesi dalla laurea”, dice Iudica, “il laureato in giurisprudenza alla Bocconi ci impiega 20 giorni”. I motivi del successo sono diversi, dalle materie insegnate al metodo impiegato, ai contatti internazionali, alla qualità dei docenti. “La cosa che va chiarita subito, è che in Bocconi si studia una giurisprudenza completa, non claudicante, viene insegnato tutto quello che si trova in una tradizionale facoltà giuridica, senza mutilazioni. Semmai”, dice il docente, “con qualche marcia in più. Innanzitutto, nei primi due anni, quelli di base, oltre alle materie di economia da noi si studia matematica, una matematica non tradizionale”, chiarisce Iudica, “ma specifica e funzionale ai giuristi. Poi, una materia estranea alla giurisprudenza, come l’economia aziendale, che è fondamentale per conoscere il linguaggio dei manager, i futuri clienti; quindi si forniscono conoscenze di contabilità e bilancio, che consentono al giurista di capire il lavoro di un commercialista”.

Questo per quanto riguarda le materie insegnate, il tutto però all’interno di un contesto, quello che Iudica definisce “il metodo Bocconi”, che ha specificità importanti: “Il metodo poggia su classi di numero contenuto, l’obbligo di frequenza, il ricorso a prove intermedie, scritte e orali, su programmi didattici strutturati secondo una logica di ‘consecutio’ per quanto riguarda le materie fondamentali. Nel 4° e 5° anno, poi”, aggiunge, “la modalità didattica diventa interattiva, con lo scopo, e questo è un passaggio fondamentale, di formare la ‘testa’ di un giurista, aperta a tutte le possibilità, non ci interessa che il nostro laureato sappia subito scrivere un atto di precetto o una sentenza, imparerà successivamente. Il nostro è un obiettivo ‘culturale’, che si raggiunge attraverso discussioni di casi, l’oggetto della lezione è capire la ‘clinica’ del diritto, il meccanismo”.

Un altro punto di forza della Scuola di Giurisprudenza della Bocconi è quello di far parte di un’università con forte presenza internazionale. Anche se per la giurisprudenza occorre fare alcuni distinguo: “Il diritto è una disciplina a connotazione locale, non internazionale. Che senso ha quindi parlare di internazionalizzazione? Occorre fare qualche passo indietro, per ricordare che prima dell’Ottocento in Europa vigeva dovunque il Diritto romano, vi era cioè un’unità giuridica. Poi, nell’Ottocento appunto, nascono i nazionalismi, ogni popolo rivendica una sua patria, dei confini, cerca di differenziarsi anche creando un proprio codice. Oggi il significato della parola ‘internazionale’ è quello di voler recuperare la perduta identità superando le barriere”.

Gli strumenti per farlo sono diversi, ma ugualmente efficaci. Iudica li passa in rassegna: “Gli scambi tra studenti, da quelli comuni a tutta l’università a quelli più specifici e selettivi come il progetto Themis, che consente agli studenti di trascorrere un semestre all’estero con una settimana finale in cui si lavora insieme in veri e propri seminari. Sono occasioni durante le quali, ragionando insieme, si vede come le regole del diritto siano in fondo le stesse ovunque, seppur sotto forme diverse.

Vi è quindi il Moot”, continua Iudica, “una specie di ‘certamen’ in tema di arbitrato che si svolge a Vienna e al quale hanno partecipato quest’anno 180 università di 79 paesi, con la Bocconi come unica rappresentante italiana. Le discussioni dei casi sono accese, ma al di fuori il clima è sereno, si stringono amicizie e contatti”.

Altri strumenti a disposizione degli studenti sono gli stage presso notai, avvocati, studi professionali italiani e internazionali oppure istituzioni come il Parlamento europeo. Vi è infine quella che Iudica ritiene la “ciliegina sulla torta”.

“I nostri studenti”, spiega il professore, “hanno la possibilità di sostituire il 38° esame con la partecipazione a cicli di conferenze tenuti da luminari del diritto. E’ spesso l’occasione, che emoziona anche me, per ascoltare di persona alcuni degli autori dei più importanti testi giuridici adottati nelle università”.

Il secondo pilastro della Scuola di Giurisprudenza della Bocconi è la “Scuola di specializzazione per le professioni legali”, di durata biennale, in collaborazione con l’Università degli Studi di Pavia, che ha come scopo principale quello di sviluppare nei laureati un insieme di attitudini e competenze utili ad affrontare i concorsi per l’accesso alle professioni legali, avvocatura, magistratura e notariato.