
Sbloccare la finanza: Open Banking e la rivoluzione silenziosa nell’accesso ai dati
Per decenni le banche hanno detenuto i diritti esclusivi sui dati finanziari dei propri clienti. Ogni deposito, pagamento in ritardo o saldo serviva come carburante interno per determinare i prezzi dei prestiti, personalizzare i servizi e approfondire le relazioni. Ma ora una rivoluzione normativa nota come Open Banking (OB) sta restituendo questo potere ai clienti. Un recente studio di Filippo De Marco (Dipartimento di Finanza Bocconi), Tania Babina (University of Maryland), Saleem Bahaj (University College London), Greg Buchak (Stanford University), Angus Foulis (Bank of England), Will Gornall (University of British Columbia), Francesco Mazzola (ESCP Business School Torino), Tong Yu (Imperial College London) pubblicato sul Journal of Financial Economics offre la prima analisi empirica globale di questo fenomeno.
Uno studio globale
Gli autori hanno raccolto un insieme di dati su 168 Paesi che rappresentano oltre il 99% del PIL mondiale e hanno scoperto che 49 di essi avevano già attuato politiche di OB prima del 2021. L’adozione è stata molto difforme: l’Europa è in testa con normative molto strutturate, mentre regioni come l’America Latina e l’Asia stanno sperimentando ambiti di applicazione dell’OB più ampi.
Il fattore chiave? La fiducia dei consumatori. Nei Paesi in cui le persone si sentono sicure nel condividere i dati con le aziende di tecnologia finanziaria (“fintech”), l’adozione delle OB è più rapida e più forte.
Una storia di due casi
L’esperienza del Regno Unito è particolarmente interessante: grazie all’adozione precoce, i ricercatori hanno potuto studiare sia il comportamento dei consumatori sia i prestiti alle piccole imprese utilizzando i microdati.
Sono emersi due casi d’uso principali per l’OB. Il primo, denominato Advice OB, consente ai consumatori di concedere alle fintech l’accesso alle cronologie delle loro transazioni per ricevere strumenti di pianificazione finanziaria o consigli di risparmio. Il secondo, Credit OB, consente ai prestatori alternativi di valutare l’affidabilità creditizia utilizzando i dati bancari in tempo reale del mutuatario, aiutando i consumatori con storie di credito “sottili” ad accedere ai prestiti. È importante notare che i ricercatori hanno riscontrato una scarsa sovrapposizione tra questi due gruppi: essi rispondono a esigenze diverse e, di conseguenza, a profili demografici diversi.
Migliore accesso, maggiore innovazione
I vantaggi sono evidenti. I consumatori che utilizzano gli strumenti OB nel Regno Unito danno prova di una maggiore alfabetizzazione finanziaria e un più facile accesso al credito. Le piccole imprese che possono condividere i dati hanno instaurato un maggior numero di rapporti di prestito con istituti di credito non bancari e spesso hanno ottenuto tassi più bassi.
“L’open banking consente ai clienti delle banche di condividere i dati delle loro transazioni finanziarie con altri fornitori di servizi finanziari.”
Lo studio rileva che i Paesi che hanno attuato le politiche di OB hanno registrato un forte aumento degli investimenti in capitale di rischio nelle imprese fintech, in particolare quelle che offrono prodotti basati sui dati come il credito digitale, la tecnologia di regolamentazione e le app di consulenza finanziaria. La fiducia dei consumatori è emersa come un fattore predittivo chiave: i Paesi in cui gli individui si sentivano a proprio agio nel condividere i propri dati con le fintech hanno registrato i maggiori incrementi di innovazione dopo l’OB. E la tempistica è eloquente: gli investimenti in capitale di rischio aumentano dopo l’adozione dell’OB, non prima.
Il compromesso tra concorrenza e inclusione
Tuttavia, il quadro non è del tutto roseo. Un’intuizione chiave del modello economico degli autori mostra come la condivisione dei dati possa involontariamente penalizzare gli utenti attenti alla privacy.
“Il caso d’uso dell’OB creditizio può avere conseguenze distributive negative... si viene indotti a credere che gli utenti che non aderiscono nascondano qualcosa.”
Questa deduzione può portare a costi più elevati o all’esclusione, anche per chi ha un buon credito e preferisce semplicemente non condividere certe informazioni.
Tuttavia, il modello trova che l’OB sia complessivamente in grado di aumentare l’utilità, soprattutto se utilizzato per i prodotti di consulenza. Anche coloro che optano per l’esclusione traggono vantaggio da una più ampia concorrenza, anche se non tanto quanto coloro che accettano la condivisione.
La strada verso la Open Finance
L’Open Banking è solo l’inizio. Molti Paesi, tra cui il Regno Unito e il Brasile, stanno già prendendo in considerazione modelli di Open Finance che estendono l’accesso ai dati a pensioni, investimenti e assicurazioni.
Come sottolineano gli autori, il passaggio alla democratizzazione dei dati ha il potere di rimodellare l’intero settore finanziario, ma solo se progettato con attenzione.