Radio Bocconi ospita le stelle dello sport milanese
Otto scudetti, una Coppa dei campioni, la prima per una squadra italiana di basket femminile, nel 1977-1978, una Coppa Italia. Il palmares del Geas Sesto San Giovanni è quello di una squadra che ha fatto la storia del basket italiano e che ora, dopo qualche anno di A2, è tornata nel massimo campionato. La sua capitana, la 25enne Michela Frantini, è stata ospite negli studi di Radio Bocconi della trasmissione "Sport Club", in programma il martedì e il venerdì dalle 13 alle 14.
"Le doti di una vera capitana?", dice Michela intervistata da Daria Buonfiglio, Chiara Galli e Nazario Peluso, i dj del programma, "bisogna avere una certa leadership, un carisma che si trasmette tramite uno sguardo, un silenzio più che attraverso urla o richiami. Questo almeno è il mio modo di interpretare questo ruolo delicato". Michela, che ha 25 anni, una laurea triennale in psicologia e una specialistica in arrivo, debutta quest'anno in A1, ma se avesse fatto altre scelte probabilmente sarebbe arrivata prima alla massima serie: "Ho scelto di studiare per garantirmi un futuro dopo il basket e quindi sono rimasta a Sesto anche rinunciando a qualche offerta importante", spiega, "ma sono convinta che un indirizzo di studi come il mio mi aiuti anche a essere una giocatrice migliore. Il cervello, se ben allenato, è un plus valore anche in campo". Questo però a prezzo di una grande fatica... "Ci alleniamo tutti i giorni, mattina e pomeriggio, conciliare lo sport a questo livello con gli studi è difficile. Poi ci sono le trasferte, a volte anche lunghe. Il basket è per noi a tutti gli effetti un lavoro, con le normali tensioni di un qualunque ambito lavorativo ma con in più il problema della lingua, visto la folta presenza di giocatrici straniere". E questo, per Michela, è un po' il tasto dolente: "Le straniere servono per lo spettacolo, per attirare spettatori e sponsor sono indispensabili. Il contraltare è lo scarso spazio per le giovani italiane che hanno bisogno di giocare per crescere. Forse bisognerebbe pensare un po' di più anche a loro".