Quell'equilibrio da ritrovare tra la vita e il lavoro
Lo scontro mediatico cui abbiamo assistito recentemente tra Erin Callan, ex cfo di Lehman Brothers e Marissa Mayer, ceo di Yahoo apre il dibattito a due posizioni antagoniste che corrispondono anche a due frequenti opzioni decisionali che le donne perseguono nei confronti della propria vita professionale.
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Simona Cuomo (in alto) e Adele Mapelli |
Da un lato c'è chi ritiene che il percorso di carriera sia un percorso a ostacoli, un labirinto. Ma come si fa a far tutto, come cita un famoso film? La risposta, spesso generata da un senso di colpa che non permette alle donne di vivere con soddisfazione né la sfera personale né quella professionale, è quella dell'abbandono del lavoro per dedicarsi alla sfera familiare o a un proprio progetto esistenziale.
All'opposto, molte donne che vogliono o che sono già arrivate ai vertici del potere, tendono a ribadire le regole vigenti proponendo un modello di ruolo dove tutto si può (e si deve) fare.
E così da un lato la Callan abbandona a quarantasette anni il suo ruolo di cfo e dichiara pubblicamente di aver sprecato tanti anni della sua vita a lavorare senza sosta, credendo di poter trarre soddisfazione e benessere dal massimo impegno nella carriera. Durante questa esperienza il senso di rammarico per aver trascurato la sfera privata e affettiva ha prevalso: ora vive da "reclusa" e sta cercando di avere un figlio.
Dall'altro lato, Marissa Mayer ceo di Yahoo, neo mamma, ha dichiarato di abolire le forme di flexi time presenti in azienda in virtù di una presunta maggior produttività correlata a modalità di lavoro "senza sosta".
Le ricerche condotte in questi anni dall'Osservatorio diversity management della SDA Bocconi ci guidano a reinterpretare questo dibattito andando oltre il tema di genere, che il dibattito ampiamente sottende.
Il tema dell'equilibrio necessario tra la vita privata e la vita professionale è, infatti, un tema del cittadino organizzativo tout court e coinvolge uomini e donne, padri e madri, giovani e meno giovani.
Questo precario ma auspicato equilibrio ci rimanda alla necessità avvertita da chi vive nella società moderna di integrare una carica identitaria complessa e multiforme.
Osservato da questa prospettiva, il tema diviene una questione di people strategy e non solo di gender diversity. Ciascuna organizzazione dovrebbe chiedersi se vale la pena dare una risposta organizzativa ad un bisogno diffuso dei propri lavoratori. Il tema del work & life balance non è un tema di donne ma un profondo "attacco" da parte di tutti gli attori organizzativi all'attuale organizzazione del lavoro e al modello di total work che tale organizzazione sottende.
Un'ultima considerazione riguarda il perché questo dibattito sia interpretato da donne e rimandato a un tema di donne.
La distorsione ha a che fare con la tradizionale divisione dei ruoli sociali che lega storicamente al genere femminile gli aspetti di cura e di gestione della maternità e degli affetti. Ma numerose recenti ricerche testimoniano che quest'assunto sta evolvendo velocemente e che il bisogno che si pensa faccia parte del vissuto femminile sia un bisogno traversale che abbraccia anche gli uomini.