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Processo lungo, prescrizione breve non battono i corrotti

, di Paola Mariani - professoressa associata presso il Dipartimento di studi giuridici
Beccaria docet: pene severe senza punizione certa non servono

La lotta alla corruzione è uno dei grandi temi di confronto nei vari fori economici mondiali. Molte organizzazioni internazionali, governative e non, sono impegnate in programmi e azioni per stimolare gli stati a intervenire per contrastare un fenomeno criminale che frena lo sviluppo economico e sociale della società.

A livello internazionale sono ormai numerosi gli strumenti diretti a spronare gli stati particolarmente colpiti dal fenomeno a promuovere riforme dei propri ordinamenti nazionali per prevenire e reprimere i fatti di corruzione. Questi interventi sono spesso accompagnati da meccanismi di peer review (valutazione esterna) per tenere costantemente sotto controllo i singoli paesi e le loro politiche di adeguamento agli standard fissati a livello internazionale. L'Italia, come ormai tristemente noto, fa parte del gruppo di stati che presentano sistemi politico/economici fortemente corrotti.Dai rapporti dell'Ocse, del Consiglio d'Europa e di Transparency International esce l'immagine di un paese afflitto da un elevato tasso di corruzione e incapace di porre in essere adeguati strumenti per prevenire e reprimere il fenomeno. In particolare, il rapporto del Greco, il Gruppo di stati contro la corruzione istituito in seno al Consiglio d'Europa e di cui l'Italia fa parte dal 2007, evidenzia il punto debole nella fase di attuazione della legislazione anti corruzione, e in particolare il problema tutto italiano della prescrizione. L'eccessiva durata dei processi combinata alla riforma introdotta dalla discussa legge Cirielli che ha sostanzialmente dimezzato i tempi di prescrizione di alcuni tipi di reati, tra cui la corruzione, porta in molti casi alla sostanziale impunità del fenomeno corruttivo anche in presenza di un accertamento nel merito con sentenza di condanna. Il caso Mills è emblematico: dopo due sentenze di merito che hanno riconosciuto Mills responsabile di corruzione in atti giudiziari, la Cassazione ha dichiarato l'estinzione del reato per prescrizione. L'effetto della prescrizione dei reati di corruzione è deleterio sul piano della prevenzione generale. Infatti, i cittadini percepiscono ancora di più l'incapacità dello stato a combattere la corruzione e le vittime sono disincentivate a denunciare casi di corruzione se la giustizia non è in grado di punire i colpevoli. Il nostro governo di fronte al dilagare del fenomeno e ai moniti da parte delle organizzazioni internazionali ha presentato la scorsa primavera un disegno di legge che è ancora in fase di discussione al Senato. Purtroppo la proposta governativa sul versante della repressione del fenomeno criminale non è particolarmente innovativa. Infatti, il progetto propone un diffuso inasprimento delle pene che si sostanzia in un generale innalzamento del minimo della pena reclusiva, lasciando inalterato il massimo edittale salvo poche eccezioni. Come Beccaria ci ha insegnato, le pene severe sono poco dissuasive se non accompagnate dalla certezza della punizione. Inoltre, il meccanismo del calcolo dei tempi di prescrizione introdotto dalla legge Cirielli si basa sul massimo della pena e, quindi, il problema dell'estinzione dei reati corruttivi resterebbe irrisolto con la nuova legge. La corruzione ha un costo molto alto che in questo momento il nostro paese non può più permettersi se vuole continuare a competere a livello internazionale. Senza particolari esercizi di fantasia, basterebbe prestare più attenzione alle esortazioni e ai suggerimenti degli organismi internazionali se l'Italia vuole davvero combattere questa piaga.