Prevenire il maltrattamento fa anche risparmiare
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Paola Profeta e Marcella Sala |
Il maltrattamento durante l'infanzia procura, oltre a gravi danni fisici, emotivi, cognitivi e comportamentali al minore, anche una spesa rilevante per la società. Il maltrattamento infatti genera interventi necessari di protezione o trattamento delle vittime (affidi familiari, ricoveri ospedalieri, interventi di polizia, processi penali), che si traducono in costi diretti per il bilancio pubblico.
Anche tralasciando le iniziative di prevenzione del fenomeno, che si configurano come un investimento per minori costi futuri, e considerando solo gli interventi di protezione, la complessità di una quantificazione dei costi pubblici a essi associati appare immediata. Si tratta infatti di rilevare costi legati a vari aspetti del sistema pubblico, e a varie tipologie di soggetti: da un lato le nuove vittime di maltrattamento, dall'altro le persone che hanno subito episodi di abuso nel passato e che scontano ancora, dopo anni, le conseguenze di quei trascorsi.
Con la collaborazione di Terre des Hommes e Cismai ci siamo cimentate, per prime in Italia, in un tentativo di stimare i costi pubblici associati alla violenza sui minori. La nostra analisi ha stimato i costi di prevalenza e di incidenza del fenomeno.
Nell'analisi di prevalenza abbiamo calcolato la spesa che incide ogni anno sui bilanci pubblici a causa degli interventi per le vittime di maltrattamento. Come costi diretti abbiamo individuato le spese di ospedalizzazione, cura della salute mentale, costi di assistenza sociale (suddivisibili in spese per strutture/prestazioni residenziali, affido familiare e servizi sociali professionali), spese per gli interventi delle forze dell'ordine, spese di giustizia minorile.
I costi indiretti includono invece le spese per l'educazione speciale, per la cura della salute da adulti, per la criminalità adulta, per la delinquenza giovanile e le perdite di produttività per la società. Per ognuna di queste categorie abbiamo stimato il costo annuale a carico del bilancio pubblico, utilizzando molteplici fonti di dati ufficiali quali ministeri, Istat, aziende ospedaliere, tribunali minorili oltre ad indagini precedenti condotte da Terre des Hommes e Cismai allo scopo di quantificare il numero di minori in specifiche circostanze legate al maltrattamento.
Secondo le nostre stime, la somma dei costi diretti e indiretti è pari a circa 13 miliardi di euro, ovvero lo 0,84% del pil nazionale annuo. Un risultato non troppo distante dall'1% trovato da Suzette Fromm Reed per gli Stati Uniti nel 2001.
Nell'analisi di incidenza abbiamo stimato quanto vale la spesa dei soli nuovi maltrattamenti, che verosimilmente genereranno flussi di costo nel corso dell'intera esistenza delle vittime, proiettando quindi i costi stimati lungo l'asse temporale di vita delle vittime, attualizzandoli poi alla data odierna. Il costo stimato corrisponde a circa lo 0,06% del pil.
Questi risultati hanno sicuramente dei limiti, legati alle difficoltà intrinseche sia nella definizione e nella misurazione del maltrattamento stesso, sia nella metodologia di calcolo e attribuzione di costi standard. In Italia le difficoltà sono accentuate, perché manca un sistema informativo ufficiale. Le stesse linee guida inglesi Nice (National institute for clinical excellence) ammettono che riuscire a stabilire la prevalenza del maltrattamento all'infanzia non è facile. Il compito è però di estrema utilità per comprendere i bisogni cui i servizi all'infanzia dovrebbero rispondere.
Un miglior monitoraggio del fenomeno è l'unica base possibile per innescare una maggiore attenzione ai costi generati dal maltrattamento, e per diffondere una cultura della prevenzione, ancora troppo poco diffusa nel nostro paese. Nuovi studi per quantificare non solo i costi, ma anche i risparmi economici generati dai programmi di prevenzione del maltrattamento saranno essenziali per elaborare politiche pubbliche efficaci.