Pm10, Kyoto incontra Milano
Dove non arrivano i divieti può arrivare l’economia. I 20 studenti del corso di istituzioni e governo dell’ambiente del Master in economia e management ambientale (Mema) della Bocconi hanno realizzato un progetto di riduzione delle emissioni di polveri sottili nell’area milanese che il loro docente, Francesco Bertolini, definisce “innovativo e di attualità”.
Mutuano le logiche del Protocollo di Kyoto e le adattano all’emissioni di pm10 anziché CO2, delineando un sistema di permessi di mobilità che ha come modello il cosiddetto Emission Trading, il mercato dei diritti di inquinamento.
Elaborando i dati dell’Arpa, i giovani hanno constatato che il trasporto merci è responsabile di circa il 40% delle emissioni di polveri sottili nell’area milanese e hanno allora deciso di occuparsi di questa classe di circa 60.000 veicoli, facilmente identificabili perché fanno capo ad associazioni di categoria e imprese, con le quali l’amministrazione potrebbe collaborare.
L’idea è quella di assegnare a ciascuno di essi una quantità realistica di permessi di mobilità, che vanno ad esaurirsi a un ritmo diverso a seconda dei giorni e degli orari degli spostamenti, delle strade percorse e così via. Se ne utilizza una quantità maggiore nelle ore di punta e nei periodi e aree di maggiore inquinamento, mentre se ne risparmiano muovendosi controcorrente o quando l’aria è più respirabile. Con un sistema che prevede unità di controllo a bordo dei mezzi e un computer centrale capace di elaborare i dati convogliati via Gsm, l’addebito dei permessi utilizzati è pressoché automatico.
Chi non esaurisce i permessi a disposizione li può cedere all’amministrazione responsabile, in cambio di vantaggi fiscali o di altro genere, o metterli all’asta su un mercato. Chi eccede la propria disponibilità è, invece, costretto a comprare i permessi disponibili, a costi crescenti a mano a mano che essi si fanno più scarsi.
Lo strumento dovrebbe indurre i trasportatori (e poi, in fasi successive, gli utilizzatori degli altri mezzi privati di trasporto) a razionalizzare gli spostamenti ottimizzando i percorsi, consegnando nelle ore di minor traffico e diminuendo i viaggi a mezzo carico e i ritorni senza carico.
“In questo modo si crea un forte incentivo economico a razionalizzare gli spostamenti e si arriva a ridurre l’inquinamento attraverso uno strumento economico e non di comando e controllo, come quelli utilizzati finora e rivelatisi inefficaci”, sostiene Bertolini. “Gli strumenti economici fanno leva sull’incentivazione dell’interesse individuale e riescono a responsabilizzare i singoli e a spingerli a cooperare”.
Anche se il lavoro non è uscito, per ora, dalle aule universitarie, gli studenti non hanno risparmiato i dettagli, stimando in 530.000 euro il budget di un’eventuale, fase sperimentale dell’iniziativa. Secondo i loro progetti c’è la possibilità di andare a regime nel giro di quattro anni e di raggiungere l’obiettivo di una riduzione del 12% delle emissioni di polveri sottili dei veicoli merci.
Questo approfondimento è collegato al Focus Ambiente, amministrazioni ancora poco trasparenti