Contatti

Più controllo sociale nella lotta alla corruzione

, di Fabio Amatucci e Francesco Bof - ricercatori del Cergas, il Centro di ricerca sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale della Bocconi
Maggiori possibilità di denuncia dovrebbero affiancare la riorganizzazione interna. Il costo del malcostume per il contribuente è calcolato in 70 miliardi di eruo l'anno, il 2,5% del pil

Gli interventi degli ultimi anni per il miglioramento e lo sviluppo della pubblica amministrazione, attraverso la riduzione delle inefficienze e della spesa pubblica e l'aumento della qualità dei servizi, sono stati legati prevalentemente alle riforme istituzionali, amministrative e manageriali.

Tuttavia, il successo delle riforme viene spesso ostacolato dal comportamento delle persone che compongono il sistema (politici, dipendenti, manager, consulenti): molte autorità, tra cui il ministro della funzione pubblica, il presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e con loro molti editorialisti delle principali testate giornalistiche hanno recentemente ribadito come il recupero di trasparenza nei rapporti tra p.a. e cittadini dipenda dal recupero di valori come senso civico, logica di servizio, attenzione alla persona-utente. Il principale freno al processo di rinnovamento iniziato negli anni '90 è il progressivo deterioramento dei concetti di etica pubblica e di bene comune che dovrebbero guidare azioni e comportamenti individuali. Cultura dell'opportunismo e perseguimento di interessi particolari a scapito dell'interesse generale si ripercuotono negativamente su aspetti fondamentali e qualificanti della professionalità nel pubblico impiego, come il senso di appartenenza all'istituto pubblico, la responsabilizzazione sulle attività di propria competenza e il riconoscimento del merito.

L'evidenza empirica mostra come la perdita progressiva dei principi morali non abbia, in realtà, caratterizzato la sola pubblica amministrazione, ma l'intero sistema paese, ivi comprese aziende e istituzioni finanziarie. Il conflitto di interessi, la collusione, la corruzione sono diventati mali endemici del nostro capitalismo globale, industriale e finanziario: l'Italia è infatti al 45° posto nella classifica internazionale per livello di corruzione, ultima in Europa tra i paesi occidentali (seguita dai paesi dell'Est). Il danno che ne deriva per il sistema paese è stimato nell'ordine di grandezza di 70 miliardi di euro, equivalenti al 2,5% del pil.

Secondo i dati dell'Alto commissario per la prevenzione e il contrasto della corruzione e altre forme di illecito nella pubblica amministrazione, nel 2005 sono stati commessi 1.480 reati, con un totale di 4.652 persone denunciate e arrestate.

I dati presentati sollevano, prima ancora che un problema giuridico o penale, una questione che riguarda l'etica pubblica e con questa le persone, le istituzioni, le aggregazioni sociali, tutte le componenti organizzate che vivono e convivono all'interno della società civile, e i rapporti tra ciascuno di questi attori, a iniziare da quello tra cittadini e istituzioni.

A fronte di questa crescente propensione all'opportunismo e scarso senso di servizio pubblico, diventa necessario ricercare soluzioni che, a partire dall'analisi approfondita di fenomeni circoscritti (procedure di appalto etc.), provino a ricreare o a rafforzare la tensione verso il fine etico del bene comune da parte degli operatori pubblici e degli individui nei loro diversi ruoli sociali, di governo e di gestione.

Innanzitutto, occorre un significativo investimento culturale, sia per risvegliare nei manager pubblici il senso di identificazione nel ruolo di chi lavora per l'interesse generale, sia per rafforzare a tutti i livelli dell'organizzazione pubblica la reale intenzione di seguire le regole che orientano i comportamenti degli individui e delle istituzioni che questi rappresentano. In secondo luogo, è opportuno introdurre strumenti e meccanismi aziendali che creino una maggiore responsabilizzazione individuale, stimolino la ricerca di più elevati livelli di efficienza, efficacia, economicità e disincentivino il perseguimento di interessi particolari.

In particolare, con il potenziamento dei sistemi di controllo sociale attraverso il rafforzamento delle forme e possibilità di denuncia; la critica e la pressione nei confronti dell'amministrazione; l'aumento delle possibilità di scelta dei consumatori, attraverso la rottura dei monopoli pubblici; l'introduzione di sistemi di controllo direzionale, attraverso strumenti di analisi e valutazione dei risultati ottenuti e dei livelli di efficienza ed efficacia dell'attività; la previsione di meccanismi organizzativi (turn-over) che ostacolino la formazione di aree di forte potere individuale.

E, affinché tra 15 anni non ci si ritrovi al punto di partenza nonostante le riforme, le intenzioni di cambiamento e i buoni propositi.