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Piccolo e' bello. E piace

, di Arturo Lorenzoni - research fellow presso lo Iefe Bocconi
Nel settore energetico il digitale integra gli impianti di dimensioni ridotte e fa volare le fonti rinnovabili

Il Costa Rica ha prodotto il 100% del proprio fabbisogno di energia elettrica da fonti rinnovabili nei primi 75 giorni dell'anno. Il piccolo paese copre in media il 95% del proprio fabbisogno con le rinnovabili e punta al 100% entro il 2021.
La cosa interessante, indice di un cambio profondo nelle strategie energetiche, è che non è un caso unico e nemmeno il più eclatante: la Danimarca punta al 100% del fabbisogno totale di energia (elettrica, termica e trasporti!) da fonte rinnovabile al 2050, la Norvegia punta al 67,5% della totale domanda di energia da rinnovabili al 2020, la Germania punta all'80% di quella elettrica da rinnovabili nel 2050, a partire dal 25% del 2013. Anche in Italia l'evoluzione è sorprendente: la quota di copertura della domanda elettrica con fonti rinnovabili è passata dal 17% del 2000 al 38% del 2014.
La rivoluzione tecnologica è stata di dimensioni straordinarie e ha implicato cambiamenti organizzativi profondi nel settore dell'energia: investitori, modelli organizzativi, strumenti di finanziamento, relazioni tra produttori e consumatori non sono più gli stessi del passato. Questo sviluppo delle tecnologie energetiche ha sorpreso tutti, anche le imprese, che in Europa oggi con la produzione crescente su piccola scala si trovano in difficoltà, con grandi investimenti non più remunerativi, complice la generale riduzione della domanda di energia. Il fattore nuovo è che la preferenza per le rinnovabili ha conquistato i mercati emergenti, grazie alla crescente competitività economica. Per capire la portata del cambiamento, si pensi che nelle aste assegnate in Brasile nel 2014 i vincitori per il fotovoltaico (890 mw) hanno offerto di produrre per 20 anni a 87 dollari/Mwh, quelli eolici (770 mw) a 57,4 dollari/Mwh, ben al di sotto del prezzo all'ingrosso medio italiano degli ultimi anni.
Così gli investimenti annui nel campo dell'energia pulita a livello mondiale, da qualche anno dell'ordine dei 300 miliardi di dollari (fonte Bnef), sono superiori a quelli negli impianti a fonte fossile. E se nella prima decade del secolo era soprattutto l'Europa a installare potenza rinnovabile, negli ultimi anni sono i paesi asiatici, il Sudamerica e ora anche i paesi africani che attraggono i maggiori investimenti, forti di una domanda in crescita.
Lo sforzo dell'Europa ha cambiato in modo permanente il paradigma tecnologico per i paesi che devono ancora sviluppare la propria rete elettrica, orientandoli verso sistemi più locali, più rivolti all'uso delle rinnovabili. Cina in testa, che intende coprire il 20% della domanda al 2020 e programmi ambiziosissimi da subito. È in atto un ripensamento radicale dei sistemi energetici, che non inseguono più economie di scala ormai inesistenti e contano su tecnologie digitali che semplificano la gestione del sistema e che integrano i piccoli impianti distribuiti, non più penalizzati nei rendimenti. Si avvantaggiano delle nuove condizioni soprattutto le fonti rinnovabili, capaci di trovare la finanza e il consenso locale, che sono quasi impossibili per i grandi impianti.