Perché il digital content mobile non decolla
In principio erano le suonerie monofoniche, poi sono arrivati i filmati, gli mp3 e videogiochi da far invidia alle prime console da tavolo. E’ il mercato dei contenuti digitali, che si sta affacciando con interesse alla telefonia mobile. Eppure non è tutto oro ciò che luccica: a fronte di un aumento notevole delle vendite di telefonini con capacità musicali, ad esempio, la vendita di musica per cellulari stenta a decollare.
Francesco Sacco, docente dell’Area Strategia della Sda Bocconi: “Solo nel 2005 sono stati venduti nel mondo 112 milioni di telefoni dotati di lettori musicali, contro i 57,5 milioni del 2004 e i 439 milioni stimati per il 2008. Per fare un paragone, basti pensare che la stima del totale delle vendite di telefonini per lo stesso arco temporale passerà dai 650 milioni del 2004 agli 890 del 2008”. Tra due anni, quindi, quasi la metà dei cellulari consentirà di ascoltare musica in movimento.
Se da un lato i produttori di telefoni si sfregano le mani, dall’altro, però, chi fornisce i contenuti digitali si trova ancora in empasse. Oggi, infatti, la musica si scarica ancora e quasi esclusivamente da Internet. Un’occhiata alle cifre dichiarate fuga ogni dubbio: a fronte di 4 milioni di brani venduti da Vodafone dall’introduzione del servizio di download musicale, la Apple può contare su uno smercio di 1 milioni di canzoni al giorno, per un totale che ormai supera il miliardo.
Come mai tanto successo per la casa di Steve Jobs, considerata fino a qualche tempo fa un outsider del mercato dei contenuti e dell’elettronica di consumo? Innanzitutto perché, a differenza della vendita su Internet, “il mercato dei contenuti digitali sui telefonini in Italia è ancora troppo caro”, sostiene Sacco, “e in media il 30-40% dei ricavi va a chi li produce. Il 60-70%, invece, va direttamente ai proprietari della rete mobile”. Ciò che tarpa le ali al digital content sui cellulari è però anche un altro aspetto: gli operatori mobili che si sono lanciati nel mercato Umts non danno ancora il giusto peso al cliente. “E’ necessario creare degli standard che permettano all’utente di passare da un telefonino ad un altro, trasferendo la propria musica in tutta semplicità” e non dimenticare “il mercato degli accessori, che per Apple vale un miliardo di dollari”.
A mettere realmente in movimento il digital content saranno dunque tre cose: semplicità, integrazione tra hardware, software e servizi ma soprattutto costi più bassi.
Questo approfondimento è collegato al Focus "Mobile tv, servizi personalizzati e news i driver della domanda"